I Baustelle sono tornati.

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Di Noemi Bruni

I Baustelle sono tornati.

 

Dopo un’attesa durata circa tre anni il 29 gennaio 2013 è uscito “Fantasma”, il sesto album dei Baustelle.

Gruppo di origine toscana, i Baustelle scelgono di registrare completamente il loro album a Montepulciano, loro città d’origine.

Il disco consolida Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini come uno dei gruppi italiani più innovativi, raffinati e di spessore del panorama musicale indipendente italiano.

Tempo, futuro, speranza, natura, “Fantasma” ha un linguaggio diverso rispetto ai precedenti dischi della band.

Il potenziale immaginifico qui racchiuso è tutto da scoprire, celato in ogni brano e in ogni passaggio musicale, cosi come in ogni strofa.

Si parla di morte, di amore e di ricerca, di transitorialità e fuggevolezza, e della povertà etica dei tempi che ci circondano.

Il nuovo disco dei Baustelle, in sostanza, è un disco che va studiato.

Leggermente indigesto al primo ascolto, è un album a cui ci si appassiona lentamente, carpendo in ‘rallenty’ tutti i significati e le intenzioni che si celano dietro.

Gli arrangiamenti musicali dei brani sono pomposi, quasi teatrali, suggestivi: merito dell’accompagnamento strumentale dell’orchestra sinfonica polacca “FilmHarmornic Orchestra”, che li accompagna nell’album e che li seguirà durante tutto il tour.

Già toccate Bari, Roma, Firenze e da pochi giorni i Baustelle si sono esibiti al teatro Arcimboldi di Milano.

Onnipresenti i soliti echeggi e riferimenti ai grandi del passato, da Gaber e De Andrè a Morricone.

Concepito come una vera e propria riflessione sul tempo il nuovo album invita chi lo ascolta a viaggiare con la fantasia, a palesare un tempo che stenta a piacerci, e a focalizzare la presenza dei fantasmi che si celano in ognuno di noi.

Si tratta di un concept album che ha come riferimento lo scenario dei film horror anni settanta.

La copertina sembra una vera e propria locandina dell’epoca e l’ordine dei brani, che si apre con titoli di testa e si chiude con titoli di coda, richiama lo stile delle colonne sonore di un tempo.

In un’epoca in cui prevale la logica del ‘singolo’ da fischiettare o scaricare sul proprio smartphone, quest’album è una sfida, una narrazione sequenziale in cui i brani si susseguono quasi come capitoli di una sequenza, come se si assistesse alla proiezione di un film.