VisionaireAParis #1

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Di Elettra Nicotra

VisionaireAParis #1

Buongiorno caro Diario del Fashion!

Come dice il buon vecchio Diavolo Veste Prada “Parigi è la settimana più importante”. Del resto è musica anche solo pronunciare ad alta voce Chanel-Chloè-Lanvin-Balmain (provare per credere); ed in questo vortice di ispirazioni prêt-à-porter che accompagnerà la prossima stagione calda, vi consegno le mie impressioni.
Qualche giorno fa, notavo con un amico la presenza nel cielo di aerei-caccia militari volare a quote bassissime dai nostri tetti. Dicono siano esercitazioni. Esercitazioni rumorose e ansiolitiche, come a volerti ricordare che “la guerra è sempre in agguato”.
Se da un lato lo stile Boho riporta uno spirito pacifista, per equilibrio sfilano donne contrapposte: le military girl di Anthony Vaccaro. Non potremmo mai capire quale sia il senso della pace se non ci fosse la guerra: dunque ecco arrivare le donne guerriere con silhouette rigide, orli a contrasto e linee asimmetriche. Punta tutto sui capi spalla: giacche a doppio petto, maxi blazer, gessati, giacche in pelle. Molto metallo, inserito un po’ ovunque, come se i capi fossero inclusi di munizioni…non si sa mai a chi devi sparare! Di effetto nei tubini trasparenti in maglia metallica. Nota dolente? Non capisco la necessità di inserire con insistenza la maxi-fibbia, che se in alcuni pezzi è azzeccata, in altri, come nelle miniskirt, confonde le linee della silhouette facendola apparire disordinata…se non eccessiva. Infine, spacchi che lasciano poco all’immaginazione e jeans attillatissimi highwaist: la sensualità è tutta nelle gambe. Mancano ancora un po’ di mesi quindi se è questo lo stile che avete in mente per la prossima estate, conviene immediatamente chiudersi in palestra perché non si può contare sulla simpatia.
Dalla guerra, all’amore: l’aria da Chloè è leggera. Lo spirito bohémienne diventa protagonista, ma non solo perché saremo investiti da minidress e top in crêpe o con stampe floreali; è insito nella spensieratezza di accostare lo sportswear ad una seta stampata, lasciare una finta imbastitura nei capi o infilare un maxi-dress ed uscire di casa con i capelli in disordine (accurato disordine, sapientemente costruito, si intende!).
Il grande ritorno della salopette anni novanta, qui interpretata attraverso uno spirito sessantottino e la sua spirituale evocazione mediorientale: un musthave quella in total black. Che succede alla jeanseria?Eccoci anche qui ad una nota dolente: è difficile lavorare il denim su un modello senza dare l’impressione che ci sia più stoffa del necessario. In compenso, il lavaggio è davvero azzeccato! Un piccolo inciampo subito pareggiato dai mini dress in seta e pizzo con la loro sensualità fatta al contempo di purezza.
Non sapevo cosa pensare quando Alessandro Dell’Acqua ha proposto un maxi-cono gelato al pistacchio in vernice durante la sfilata di Rochas. A mente lucida mi viene in mente solo una parola da leggere con accezione neutrale: simpatico. Sorrido, perché comunque datemi slipdresses trasparenti longuette e sono già invaghita! Ricordano vagamente qualcosa che abbiamo visto da N.21, del resto la mano è quella…inoltre sono “bellissimi“, quindi va da se che non sempre è necessario essere super-innovativi. Concepire qualcosa di bello e armonioso è già una meta interessante. Un altro punto saliente della collezione è la serie di stampe macro floreali su seta. Sempre sul tema del macro…macro fiocchi? Che ne dite? Io li toglierei! Must have per chi ha il BaRock attitude: il cappottino oversize All-Golden con risvolti neri. Michael Jackson lo avrebbe adorato!
Da un Re a un Duca Bianco: ho come la sensazione che l’essenza androgina di David Bowie si sia impossessata di John Galliano. Nella collezione di Maison Margiela vedo descritto un essere del futuro: non è chiaro il suo sesso, forse un uomo o una donna; porta con sé le reminiscenze di un passato sulla terra. Si intende che la sua storia personale faccia riferimento agli anni ’50 più dandy, con elementi maschili come il ciuffo rockabilly, i blazer ed i pantaloni comodi; ed elementi femminili come le giacche da cocktail con collo in pelliccia o trench con maniche a uovo e borsa in pelle stretta all’avambraccio, come vuole il bon ton.
Tutto condito dal tono freddo, metallico e futuristico che di Maison Margiela è tratto distintivo. A questo punto il nostro Personaggio X compie un viaggio che lo trascina fino all’estremo oriente dove incontra appariscenti e bizzarre geishe in nylon sgargianti. Questa parte della collezione è come una sorpresa finale. Scenica e teatrale. Dalla prima occhiata all’outfit in gomma ho avuto immediatamente voglia di toccarlo!
Avevo anche voglia di scoprire cosa avesse in serbo per noi Balmain…però sono rimasta un po’ delusa.
Da quando Olivier Rousteing è direttore creativo di uno dei miei brand preferiti, guardare una collezione è come giocare alla slot machine. Quindi perdi la maggior parte delle volte. Altre volte capita anche di vincere grossi premi. Ma questi sono gusti personali. Ho letto che la sua musa è Kim Kardashian, non mi stupisce! E’ come se il motto di Balmain fosse “il sesso vende”. La struttura portante di questa collezione è la sensualità esposta: top incrociati (generosamente scollati…ho storto il naso appena ho immaginato il fisico di Kim Kardashian con uno di questi abiti. Sarebbe talmente eccessivamente volgare che quasi mi piacerebbe vederla così in chiesa), rete e silhouette second skin con punto vita segnato. La ruota gira e porta anche fortuna: impeccabili gli abiti lunghi in favolosi motivi a crochet, così come la ripresa dello stile Edoardiano con il suede. Ancora un appunto: troppe balze! Basta balze!
Forse quando si tratta di Balmain sono troppo esigente, mi sono sentita appena un po’ cattiva quindi mi rilasso letteralmente ammirando Lanvin. E’ come un sospiro di sollievo sfogliare questa collezione. Ora mi sento a Parigi. La prima parte della sfilata, dominata dal black&white, rievoca le passeggiate sulla Champs-Elysèe: la lana sfilacciata, la camicia bianca, il volant su un lato del collo, le gonne a pieghe. Tutti questi elementi stanno alla moda francese quanto un croissant alla sua rispettiva colazione. Ho personalmente vissuto la seconda parte della collezione, quella evening, con un susseguirsi di “Lo voglio! Lo voglio! Lo voglio!Lo voglio!”, quindi non sarei obiettiva se entrassi nei dettagli.
Mi ricompongo, dunque, e dico freddamente che Alber Ebaz ci ha donato un turbinio di ispirazioni scintillanti come fosse una lista di ciò che è glamour la sera, ovvero: avere un nodo che drappeggia un abito lungo, un fiocco PICCOLO è un dettaglio romantico e funny (basta scegliere il giusto colore), i look multi-layer devono sempre avere qualcosa di sparkle, il macro va usato con parsimonia, gli anni trenta saranno sempre di moda, così come le ragazze-garçon, e soprattutto se sei indecisa fra due abiti puoi indossarne due metà contemporaneamente.
Stampe insuperabili da Dries Van Noten. Gli abiti seguono linee affusolate anni ’30, lunghezze midi e maxi, ma è come se facessero da contorno alla portata principale, ovvero le sete con motivi grafici vintage su una vasta scelta cromatica. Il satin rende ogni sfumatura viva ed intensa, con l’uso di un sottotono freddo che ne marca l’accento lussuoso.
Le sfilate incalzano e c’è ancora tanto di cui scrivere.
Come back soon!
Elettra