FNM People- Intervista ad Elena Arvigo

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Fashion News Magazine- Elena Arvigo

Di Denise Ubbriaco

FNM People- Intervista ad Elena Arvigo

Elena Arvigo e la passione per il teatro

Carissimi lettori, questa settimana voglio farvi immergere nel magico mondo di Elena Arvigo che, con grande passione, mi ha raccontato il suo lavoro, i suoi progetti, i suoi sogni. Ho avuto il piacere di intervistare un’attrice italiana davvero brillante, talentuosa, dolce con all’attivo moltissimi lavori teatrali, televisivi e cinematografici. Amata ed apprezzatissima anche all’estero, in questi giorni è in scena al Teatroinscatola, con Being Norwegian. Per saperne di più e conoscere tutto sul suo conto, leggete la mia intervista.

Chi è Elena Arvigo?

Si procede per tentativo e per sbagli in ogni cosa, anche per l’identità. Credo che valga questo percorso di cadute, inciampi e rialzate. La fantasia gioca un ruolo importante. Spesso, l’identità è frutto di un’invenzione. Io, credo di essermi inventata questo mestiere, come Alice si è inventata la tana del coniglio e il paese delle meraviglie. Mi sono salvata così da un pomeriggio di noia. Mi sono inventata questa avventura. Ognuno trova modi diversi per rendere sopportabile la traversata su questo pianeta. Sulla carta d’identità c’è scritto attrice, ma è solo una parola. Le definizioni servono per semplificare un po’ la complessità della vita che, altrimenti, sarebbe davvero difficile da gestire. Elena Arvigo è un condominio di persone, come tutti. C’è quella del terzo piano più precisa e paurosa, quella matta dell’attico, litigiosa ed estroversa, quella del seminterrato timida ed insicura. Ogni giorno, con faticose riunioni  condominiali,  si cerca di arrivare ad un punto, ad un equilibrio. Certi giorni ci si riesce, certi giorni no.

Mi racconti come ha avuto inizio la sua carriera.

La parola carriera mi inibisce un po’ e mi fa pensare alle major americane quando si legge nelle biografie delle star degli anni ‘50 che venivano “prese” e iniziava la loro carriera. E’ così confusa la vita che cercare di trovare dei punti di inizio è sempre difficile. Ufficialmente, ho fatto l’accademia del Piccolo teatro dal 1996 al 1999, ultimo corso Strehler e credo si possa dire che la mia carriera è iniziata lì.

Cosa ama del mondo del teatro?

Amo il teatro. Tantissimo. Mi piace il gioco, la rappresentazione, lo stare sempre “fuori” da me, ma presente. Mi piace poter essere presente a me stessa con quell’intensità che nella vita è problematica e, invece, tutto quello che è “troppo”, in teatro, diventa perfetto. Mi piace studiare, trovare le storie, raccontarle. Mi piace il pubblico. Mi piace quando le persone vengono in camerino e mi dicono grazie e non brava. Mi piace quando i miei compagni di lavoro mi dicono che è bello lavorare con me. Mi piace tanto. Mi ripaga un po’ di tutte le inadeguatezze che ho nella vita.

So che tiene molto alla foto che ritrae il suo primo piano. Vuole dirmi chi l’ha scattata?

“Questa foto mi è stata scattata da un fotografo bravissimo, Francesco Carbone, che è anche un mio caro amico. Per tanti anni, ha fotografato gli spettacoli di Tanztheatre Wuppertal di Pina Bausch. Lo scorso anno, è venuto a vedere lo spettacolo e ci ha regalato alcuni scatti.”

Com’è lavorare sul set?

Dipende. Lavorare per la televisione è davvero noioso. Si aspetta molto in roulotte e si scherza con i colleghi, spesso in romano. Non è sempre cosi ovviamente. Ho girato alcune miniserie per la Rai. Molto belle. E’ stato interessante, ma in generale è abbastanza noioso. Le esperienze più belle le ho avute con i film indipendenti ed i cortometraggi. Il film “Il ratto”, che non e’ancora uscito, e’stato bello. Con i registi si parlava e si decideva come avremmo girato e recitato le scene. C’erano molta libertà e improvvisazione. Anche nell’ultimo corto, diretto da Lorenza Indovina con Rolando Ravello, mi sono divertita ed ho sentito di imparare. Lorenza è stata molto brava nel farmi capire cosa voleva, quando e come . Un’esperienza davvero interessante.

Quali differenze ha riscontrato rispetto al teatro?

“Nel teatro sono richieste una forza ed un pensiero che nel cinema non sono tanto necessari, anzi a volte ostacolano. Poi, c’è un equivoco enorme sul discorso “recitazione”. Nel senso che, a volte, si sente parlare di “naturalezza”, come se appunto l’obbiettivo di una buona recitazione cinematografica fosse la naturalezza, mentre a teatro gli attori sono “impostati”.  Ma cosa vuol dire? A teatro devi andare a prendere il pubblico con la tua voce ed il tuo corpo, aiutato da luci e musiche, ma tutto avviene in quel momento. Al cinema, c’è una macchina da presa che ti viene a prendere, che decide di mostrare quella cosa di te, quel passo, quello sguardo, che decide di venirti vicino a “prenderti” da lontano. In generale, le regole di una buona recitazione, che non ha mai a che fare con la naturalezza, sono le stesse del secondo. Lo dimostra Giulia Lazzarino, superba attrice in teatro ed al cinema. Potente, qualsiasi sia il mezzo.

Prima di immedesimarsi completamente nel personaggio che andrà ad interpretare, in che modo affronta l’impatto con il copione?

Non credo nell’immedesimazione. Credo nell’incontro fra me ed il personaggio. L’incontro avviene attraverso il testo e quello che quelle parole evocano in me. La memoria per me è quasi un fatto alchemico. Io studio, studio ed ad un certo punto “arriva”.”

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Dal 15 al 20 Dicembre, al Teatroinscatola, è in scena con Being Norwegian. Qual è il fil-rouge di questa storia?

Il filo rosso più evidente è quello della Norvegia. Due persone si incontrano e una è Norvegese, anzi dice di essere Norvegese. In realtà, è solo un pretesto per parlare d’altro, per parlare dell’essere stranieri nel mondo, per parlare di solitudine e, in qualche modo, d’amore.”

Quali sono le peculiarità del suo personaggio?

Lisa è una ragazza fragilissima, apparentemente svampita, ma in realtà la sua profondità è assolutamente verticale. Per questo, riesce a cogliere aspetti di Sean che sono invisibili a prima vista. Lisa crede nell’invisibile, si fida di quel che sente. E’ molto “femminile” in questo. E’ molto bello recitare questo personaggio . Mi costringe ad una tenerezza meravigliosa.”

Il testo di David Greig, giovane autore scozzese contemporaneo, crea una trasparenza emotiva che provoca una grande empatia nello spettatore. Mi dica di più.

I due personaggi sono messi a nudo con una delicatezza che non può non colpire, perché ci parlano delle nostre fragilità. Ci parlano di un “maschile” e di un “femminile” pieno di insicurezze e, quindi, pieno di bellezza. Sean parla dei suoi problemi e Lisa gli mostra, continuamente, come questi problemi siano in realtà segni di una bellezza. Sean dice: “Sai ho cosi tanto buio dentro la testa”, mentre Lisa gli risponde: “A noi, in Norvegia, piace il buio dentro la testa. Lo preferiamo proprio, anche perché se non pensi al buio che hai dentro la testa che cosa fai tutto santo il giorno? Pensi a quanto sei perfetto? Noi, in Norvegia, pensiamo che le persone che dicono di essere sempre felici, in realtà si sopravvalutano un po’, non trovi ?

Com’è stato lavorare con David Greig?

David Greig è l’autore del testo, ma non lo abbiamo mai incontrato. Lavorare con il suo testo e tradurlo è stata un’ esperienza molto bella. David Greig è un drammaturgo bravissimo ed e’ il traduttore di Jon Fosse. Questo testo è un omaggio a Fosse ed alla sua Norvegia. Mi sono confrontata qualche volta su alcune cose per la traduzione, ma il linea generale mi ha lasciato molto libera di adattare. Qualsiasi traduttore sa che la traduzione letterale non è quasi mai possibile ed è necessario sempre una sorta di  adattamento.”

Fashion News Magazine- intervista ad elena Arvigo

Perché il pubblico dovrebbe assistere a questo spettacolo?

E’ uno spettacolo che fa venire voglia di innamorarsi .”

Progetti futuri?

A gennaio, parteciperò a questa rassegna al femminile “Una stanza tutta per lei” al teatro dei Due Macelli di Roma e poi sarò “Yerma” di Garcia Lorca con Fabrizio Ferracane, diretta da Gianluca Meroli al Teatro Vascello di Roma. Continuo a portare in giro i miei progetti: “Donna non rieducabile, memorandum teatrale di Anna Politkovskaja di Stefano Massini, “4:48 Psychosis” di Sarah Kane e “Maternity Blues” di Grazia Verasani. C’e’ un film che girerò a febbraio e, di questo, sono davvero felice. Il film, scritto da Ilaria Iovine e diretto da Roberto Mariotti, è tratto da un racconto di Bernard Malumud “Abbi pietà”.”

Sogno nel cassetto?

I miei sogni nel cassetto sono un po’ spaiati, come i calzini. Ce ne sono di tutti i generi. In linea di massima, vorrei fare tutte le cose (belle) che non ho ancora fatto e riuscire a godermi di più le persone a cui voglio bene.”

Ringrazio Elena Arvigo per la sua disponibilità!

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17/12/2015

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