Low Haute Couture

Quando l’alta moda diventa "cheap & chic".
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L’haute couture si reinventa low cost, sceglie un pubblico nuovo e fa comunella con i franchising modaioli, quali Zara, H&M, Asos e OVS. L’operazione di marketing si chiama Co-branding, ed è una vera e propria cooperazione tra stilisti dell’alta moda e clienti low. Capsule collection strepitose vengono ideate appositamente per questo mercato, a prezzi contenuti e con un’allure eccezionale!

Cheap & Chic” lanciava Moschino, ed il fashion system cavalca l’onda. Stella McCartney, Viktor and Rolf, Roberto Cavalli, Karl Lagerfeld, COSTUME NATIONAL, Versace, Balmain: i grandi nomi sperimentano e, ovviamente, vincono. A sceglierli nella loro versione low sono dive come Ivanka Trump, l’imprenditrice figlia di Donald, Presidente U.S.A., la quale, nonostante il suo bel patrimonio di 714milioni di dollari per l’occasione della sua prima uscita post elezioni americane, ha scelto un abito disegnato da Victoria Beckam per la catena di negozi “Target”. Il prezzo? € 35 dollari, meno il 50% dei saldi!

Anche la cantante Taylor Swift ha esibito in varie occasioni abiti e accessori cheap, tra le mise più recenti riveliamo il cappottino retrò di Asos, indossato in occasione della trasmissione Good Morning America (€ 118). Ma, andando a ritroso, ad insegnare la filosofia low fu certamente la splendida Sharon Stone, la quale nel 1996, per la notte degli Oscar, indossò l’impeccabile total black composto da un economico e semplice pullover a collo alto firmato Gap accostato ad una gonna a sirena. Fu molto criticata, ma anche tanto amata da un pubblico che la venerò come una dea. La tendenza Co-branding ha contagiato altresì i reali, Kate Middleton, infatti, è un’ottima cliente di Zara e Mango, dimostrando audacemente che l’eleganza non è una questione di euro.

Il low cost di qualità funziona e le capsule haute couture rappresentano un valore aggiunto. A tal proposito, Andrea Cinosi, presidente di Assolowcost, associazione che aggrega le imprese low, ritiene che la collaborazione con i grandi nomi dell’alta moda “sia un’occasione anche per loro di giocare finalmente con un pubblico più ampio.

Non c’era più divertimento a produrre per una nicchia ridottissima come quella che si era creata a causa delle cifre assurde degli abiti”. Cambia la filosofia del vestire, insomma. “Spendere l’equivalente di uno stipendio per un vestito, è ora percepito come un’ingiustizia; in più le catene si sono adeguate proponendo un format di negozi di livello decisamente più elegante e accattivante”. Uno sdoganamento che fa gola e che, con molto piacere, rende felici tutte le fashion addicted del pianeta!

Visto su FNM Magazine