Dalle passerelle della seconda giornata della Paris Fashion Week, abbiamo selezionato il best of che comprende: Louis Vuitton, Rick Owens, Yohji Yamamoto, Dries Van Noten.
LOUIS VUITTON: è stato senza dubbio lo show più atteso della stagione, dove ha fatto debutto come direttore creativo il giovane Virgil Abloh. Una lunga passerella con colori arcobaleno ha fatto da scenografia al debutto. “Come alcuni ragazzi, oggi ho iniziato la missione surreale senza scuola di moda, ma una maglietta vuota, un’idea serigrafata e un sogno“, dice Virgil su Instagram. La sfilata si apre con una serie di look total white dalle silhouette pulite, pantaloni e camicie leggere oversize, ai piedi sneakers bianche con lacci giallo neon. Lo show, poi, ha ceduto il passo a look colorati ed eclettici fatti di gilet e pratici maglioni, felpe con cappuccio, polo a manica corta, borse e borsoni in PVC trasparenti con il leggendario logo monogram LV. Per le stampe, Abloh, sceglie di imprimere sui maglioni la storia del Mago di Oz e mostra Dorothy e le sagome dei suoi compagni mentre seguono la yellow brick road. “L’arcobaleno”, conclude lo stilista, “è una tavolozza caleidoscopica che si evolve da bianco sporco a policromatico, formando in modo sincrono un arco olografico noto per rappresentare il sogno“, così come la scelta del motivo del Mago di Oz stampato sulle felpe. Tra gli ospiti in front row: Rihanna, Kanye West, Kim Kardashian, Kylie Jenner, Travis Scott A$AP Rocky e Playboi Carti, che ha chiuso lo spettacolo in un mantello olografico, argentato.
RICK OWENS: spettacolare ed artificiosa la sfilata di Rick Owens, dove modelle e modelli sfilavano tra il fumo, nel cortile del Palais de Tokyo. Il fumo, a detta Owens, è stato progettato per aiutare: “ci si sente un po’ come in una rivolta o in Burning Man. Aggiunge un senso di gioco e incoscienza. Voglio essere spericolato e pericoloso”. Ecco allora sfilare cappotti e abiti dall’effetto sporco, rivestiti in “paillettes brutaliste” (pannelli di tela dipinta) e in chiusura, parka di nylon con bastoncini che servono a sostenere il capo, come fosse una “tenda da campeggio”. Sicuramente il pezzo must have della collezione è il parka, come evidenzia lo stesso designer: “Sono dei parka di nylon ed i bastoncini, sono una cosa in più. Quindi puoi costruirli se vuoi. Ma quello che vedrete esposto, è un bel parka in nylon morbido: i bastoncini rappresentano ciò che questo parka può essere.” Tra gli altri capi presenti in passerella: giacche di seta con maniche fluttuanti a righe, gonne di jeans con orli irregolari e tasche laterali, pantaloni over. Il titolo della collezione è Babel, come la Torre di Babele. Owens fa, così, un riferimento storico alla torre mai costruita di Vladimir Tatlin, commissionata da Lenin per segnare l’ascendenza bolscevica in Russia. “È un simbolo di speranza e c’è qualcosa di così avvincente nel suo aspetto. Una torre costruttivista riguarda il controllo e la Torre di Babele parla di confusione: tutti si dividono ed arrivarano svariate, forse troppe, informazioni”. Infine, ai piedi dei modelli, sandali Birkenstock, con cui Owens sta collaborando e a tal proposito dice: “Nella mia collezione, sto parlando di controllo, collasso e caos, ma nella mia vita personale sto cercando un equilibrio tra responsabilità, benessere ed edonismo estremo. E penso che ci sia un modo per bilanciarlo. In questo caso, quindi, Birkenstock aggiunge questa bella sensazione serena di benessere e liberalismo. È come prendere il muesli con l’estasi.“
YOHJI YAMAMOTO: linee destrutturate, volumi over e tagli sartoriali, queste le parole chiave per descrivere la collezione primavera/estate 2019 firmata Yohji Yamamoto. Colori cupi come il nero, rappresentano l’intero fulcro della sfilata, sporcato a volte dal bianco della purezza, dal fucsia acceso che catalizza l’attenzione nel dettaglio o dal rosso sangue vivo. Le lunghe giacche nere, sul finire, cedono il posto a giacche in morbida pelle dai colori caldi, anche queste over ed a gilet indossati sopra ai pantaloni gonfi e leggeri color caffè intenso. Completi dalle stampe animalier un po’ confuse su sete scivolate e fresche. Ed infine, i fiori: mega stampe dai colori vivi che quasi sembrano uscire dai capi, posti su pantaloni, bluse e su cappotti mantello. Tra gli accessori, le scarpe: dalle ciabattine ai boots, tutte rigorosamente di pelle nera con lavorazioni sul collo del piede e sneakers nere dalla para ai lacci, con stampe astratte di fiori dai colori vivi.
DRIES VAN NOTEN: lo stilista di Anversa collabora in questa collezione con Verner Panton, architetto e designer danese famoso per i suoi tratti grafici. Onde, incastri geometrici e volumi aerei come architetture volanti sfilano sulla passerella, su colori accesi e ben mixati tra di loro. Ecco allora che su shorts, costumi, e pantaloni leggeri, appaiono stampe ondulate dai colori sgargianti. Dal blu all’arancio, al viola al giallo che colorano i capi dell’intera collezione rendendola fresca e giovanile. Maglioni dallo scollo ampio vengono indossati sopra a bermuda multicolor, ampi camicioni svolazzanti su pantaloni a sigaretta; e poi, ancora, giacche destrutturate di fresco lino bianco e cotone che si alternano a bomber over e morbidi, trench trasparenti dei colori dell’arcobaleno. Per gli accessori: occhiali da sole a goccia, sneakers che richiamano le fantasie geometriche dei capi, sandali in cuoio e marsupi in pelle lucida legati in vita.