Durante la seeconda giornata della Milano Fashion Week sfilano: Fendi, con il suo omaggio a Karl Lagerfeld, Marco Rambaldi, Emporio Armani, Prada, Vivetta, Max Mara, Anteprima, Moschino e Luisa Beccaria.
Max Mara: “Mi piace il glamour non mi spaventa” questa la dichiarazione di Linda Evangelista, top model volto di numerose campagne di Max Mara. Oggi tutti parlano di una moda che spinga la donna all’auto-affermazione. In che modo esattamente? Per Max Mara si tratta di proporre capi che consentano alla donna di risplendere. Sfilano silhouette che enfatizzano le spalle; gonne boxy ispirate al pantalone maschile, da indossare con lupetto e stivali cuissards stampa cocco. La maglieria è di alpaca, cachemire, lana di cammello; tra i colori: il nero, il bianco, il cuoio. Stampe di archivio in un mix di tweed, check, cocco e zebra (orgogliosamente faux). Ampio spazio per il workwear, composto da giacche e gonne utility dai tagli sartoriali. Il bestseller cappotto Teddy Bear viene proposto in toni audaci quali turchese, giallo e ciano. A chiudere lo show Eva Herzigova: una boss lady dalle spalle squadrate in total black.
Emporio Armani: freestyle. La libertà di vestire improvvisando, senza seguire regole prestabilite, divertendosi. Gli opposti si armonizzano creando sempre proporzioni equilibrate: capi spalla dai volumi over e avvolgenti sono, dunque, abbinati a minidress e leggings effetto latex; le giacche slim a pantaloni ampi e morbidi. Materiali e forme opposte si conciliano, con lavorazioni effetto Couture su bomber, piumini e tute. Le superfici degli abiti diventano il foglio su cui liberare pattern e grafismi: macro check, patchwork su motivi geometrici o lettering in stile graffiti art sovrapposto al logo del brand. Per la sera, prevale fra stampa pitone, minidress con cinture bold, socks boots, frange, paillettes e cristalli.
Fendi: un omaggio profondo e sincero al Kaiser della moda, direttore creativo al 1964 ad od oggi. Viene proiettato un video di Loic Prigent, una sorta di lettera d’amore della maison, che racconta Karl Lagherfeld e il suo primo ingresso nella maison Italiana. “Il legame tra Karl Lagerfeld e Fendi – ha dichiarato Venturini Fendi – è la storia d’amore più lunga della moda, che continuerà a toccare la nostra vita per gli anni a venire”. Nel video, Lagerfeld traccia un ritratto di se stesso negli anni 60: “Avevo un capello di Cerruti, degli occhiali scuri e i capelli lunghi. Una cravatta lavallière, una giacca Norfolk, pantaloni alla francese, stivali e una borsa. Era il 1965“. In passerella, emerge il tratto dello stilista: dalle spalle a pagoda, alle gonne a pieghe in organza; o, ancora, nei colli delle camicie alti e inamidati. Proprio come li portava lui. Silhouette semplici e lineari, dai toni neutri, illuminati dall’avorio del tulle e dalla nuance terracotta della pelle. Il maxi ribbon è un elemento semplice ed elegante che attraversa la collezione, dai capispalla alle camice. La palette oscilla tra le nuance neutre dell’avorio e del tabacco, a colori esplosivi quali il giallo ed il rosa shocking.
Anteprima: l’autunno londinese di una donna cosmopolita. La stessa donna raccontata dalla nuova collezione firmata Anteprima, che porta in passerella capispalla grintosi e cravatte maschili; pantaloni a vita alta e corsetti. Colori elettrici, fantasie che giocano tra loro, che raccontano le storie di vita urbana. Il tocco british del tartan, talvolta su tessuti trapuntati, su capispalla, abiti ed accessori. Ed ancora, fra questi: mocassini, cappelli pieghevoli, borse a mano, marsupi e cinture in vita.
Genny: una regina delle nevi delicata é la donna presentata da Genny. Attorno e lei, solo i rumori della natura! Sara Cavazza Facchini, direttore creativo del brand, immagina così il guardaroba speciale e poetico di questa donna romantica. In reazione al gelo dell’inverno, i materiali diventano caldi e le forme avvolgenti; i cappotti cocoon hanno dettagli in cappa, mentre, gli abiti midi hanno una leggera imbottitura. Come il ghiaccio che si scioglie, la femminilità si traduce nella fluiditá degli abiti in seta che segnano il punto vita scendendo svasati. Questi, sono caratterizzati da dettagli preziosi in Swarovski. La linea asciutta del pantalone esalta la verticalitá della silhouette; per lo smoking, invece, le linee diventano più ampie e fluide. Infine, i morbidi cappotti che avvolgono il corpo, in double cashmere bianco o i maxi piumini in velluto di seta. Ad accessoriare i look, inserti in pelliccia sia su borse a mano che su sabot in vernice open toe. La lunghezza dello stivale, qui si abbassa, con pointed boots che sfiorano le ginocchia.
Luisa Beccaria: in passerella, lo stile romantico, fresco e femminile che da sempre caratterizza il brand. Una donna contemporanea che si muove tra sogno, sensazioni, mete esotiche, arte e poesia. Suggestione dopo suggestione, Luisa Beccaria sviluppa una creatività sognante, che rilegge ricordi di viaggio e ispirazioni pittoriche attraverso gli occhi di un “creative duo”, quello formato da Luisa e Lucilla, che crea un’esperienza di lifestyle a tutto tondo. Il viaggio si dirama tra frondosi panorami di un giardino inglese e stravaganti fiabe d’Oriente. La partenza è un’onirica natura invernale, fatta di fiori e piante stampate su bluse, abiti plissé soleil e midi dress. Il fiore raggiunge il tweed e decora lo scozzese, sovrapponendosi a jacquard di seta metallici o diventando inaspettati inserti che smorzano il pizzo. Il percorso prosegue e il fiore trova nuove interpretazioni come intaglio sangallo gipsy nel velluto, per tornare tridimensionale su un completo pantalone in broccato operato, abbinato a una blusa in chiffon con pattern a tema. Ancora il broccato, leggerissimo e spalmato, effetto madreperla iridescente, è protagonista di abiti dal tocco couture, ricchi di peonie e gigli multicolore. Ed è proprio il gioco cromatico, iniziato dagli azzurri, teal e verdi, passato ai rosa e malva, a segnare l’arrivo al rosso cremisi. Un tono che accende la stagione fredda con faux fur e abiti inaspettatamente leggeri. Le linee sono scivolate e morbide, con vita sempre segnata, lunghezze midi e maxi su tweed, cachemire, velluto, vaiella, chiffon, tulle, pizzo e organza. La palette cromatica va dall’azzurro, teal, blu e blu notte, al verde, rosa, malva, cremisi. Infine, gli sccessori: alti copricapi in eco-pelliccia con pins e brooches, stivali cuissards e pumps in suede, twilly annodati al collo, orecchini pendenti e cinture in vita.
Vivetta: benvenuti nei magico mondo di Vivetta, dove gli interni di un appartamento romantico sono tramutati con fantasia e garbo nella collezione FW19. Una tappezzeria che diventa cappotto. Un cuscino che si trasforma in tasca. Un divano capitonné che ispira un piumino. Poi, specchi che decorano abitini, camerette stampate come una Toile de Jouy, mantovane che in preda a una crisi d’identità credono di essere mantelline. Come quando si cambia casa: frammenti di ricordi, oggetti ricchi di memoria e sentimento ci accompagnano nel tempo. Per Vivetta, gli orsacchiotti vintage della sua infanzia ritornano a giocare festosi, come elemento di decoro; la carta da parati e il salotto di famiglia sono ricamati su camicie in cotone croccante; le piccole rose di un copriletto imbottito sono mescolate a gessati maschili o abbinate a pizzo e tulle plissettato negli abiti da sera tempestati di perle; mentre, motivi floreali di un tappeto di casa decorano i velluti jacquard di voluminosi soprabiti in colori pastello. I nodi d’amore e i fiori a piccolo punto decorano grandi pullover di maglia; un paralume assume le sembianze di un vaporoso abito a palloncino. Fra le stampe: conigli, funghi, ghiande, fiori di campo e foglie intagliati al laser e applicati con effetto tridimensionale su scamiciati e cappottini in pelle ispirati alle fantasiose maioliche di Joseph Holdcroft.
Marco Rambaldi: trae il suo punto di partenza dal lavoro di Marcella Campagnano raccolto nel libro “Ruoli” del 1974. Lo stilista rilegge le caratterizzazioni sociali in chiave contemporanea in modo, solo apparentemente, leggero, mettendo in rilievo il carattere fluido, meno ancorato a schemi specifici e più reattivo ai cambiamenti. Una fotografia dell’oggi, in cui forti spinte progressiste combattono contro atteggiamenti reazionari; in cui conservatorismo liberale e pensiero libero si manifestano come tendenze in contrapposizione e lotta. Ogni outfit rappresenta un prototipo diverso di donna: la manager, l’amante, la transessuale, la prostituta, l’attivista. Raffigurazioni volutamente non coerenti di quanto il femminile oggi sia sempre più un territorio di ricerca, in molta parte ancora da esplorare. Ecco, allora, in passerella sfilare i capispalla e la maglieria che sono una sintesi tra maschile e femminile; il mix di cultura italiana sia popolare che accademica. I tagli sartoriali sono rubati dal guardaroba maschile, ma resi vivaci daun tocco di femminilità. La decorazione è, ancora una volta, estremamente articolata attraverso la stampa collage e il disegno pavone, utilizzato sia sul tessuto che sulla maglieria.
Prada: una donna dark e gothic ma, nel contempo, romantica. Pizzi e fiori stampati, o in 3D, abbelliscono gli abiti, con chiari riferimenti ai classici dell’horror. Giacche militari, maxi bouquet di stoffa applicati alle gonne e colori brillanti su fondo nero caratterizzano i look della sfilata, abbinati a stivali con suole pesanti. Giacche militari e bomber, sciarpe a righe, borse e zaini cappelli bordati di pelliccia. Tagli sartoriali, ma anche look e finiture più morbide come per gli abiti in raso a strati con scollature a cuore o le gonne di pizzo abbinate a top aderenti in sovrapposizione a camicie oversize. “Il buono e il cattivo”, riassume Miuccia Prada. “riguardava il romanticismo, ma il romanticismo e la paura… Questa collezione era parte di una storia d’amore, ma alla fine il vero significato era come introdurre qualcosa di buono in un mondo che ha molto male“. Dalle strisce rosse e nere ai merletti scuri, fino alle lunghe trecce nere che evocano l’immagine di Mercoledì Addams. Dietro le quinte, la designer ha confermato l’ispirazione con una risata. Infine, le stampe: torna, sulla maglieria, l’illustrazione del mostro di Frankenstein, dal romanzo omonimo di Mary Shelley, creato dall’artista Jeanne Detallante. Questa volta, viene accompagnato da una figura femminile, perchè, come dice la stessa Miuccia: “Anche Frankenstein vuole l’amore, nonostante sia un mostro. Così, abbiamo creato un’immagine di lui che lo ritraesse innamorato”.
Act n.1: con chiari riferimenti alla cultura street, sfilano dell’estetica grunge dall’estetica più contemporanea. La stratificazione diventa il fil rouge della sfilata, creando continue contrapposizioni in linea con il concept. Gli abiti sottoveste si fondono e si sovrappongono a hoodies e, attraverso ampi spacchi, svelano pantaloni alla caviglia dai tagli puliti e sartoriali. Gli abiti drappeggiati e le gonne plissé sono abbinati a maxi felpe ed affiancati a capi frutto di una destrutturazione e di un successivo ri-assemblaggio. Una palette colore molto dark, in linea con il mood dell’intera sfilata. Tra i materiali, il PVC ritrovato sulle maniche dei trench che segnano il punto vita. Romantici e sensuali abiti scivolati, maglioni con stampe geometriche, tulle, denim e pantaloni in vinile lucido. Infine gli accessori: gioielli punk come i maxi septum, décolleté allacciate alla caviglia e collane punk.
Moschino: è il mondo pop di Jeremy Scott a chiudere la seconda giornata della Milano Fashion Week. In un enorme studio televisivo che ricorda tanto il gioco a premi “Ok, il prezzo è giusto!”. Le modelle in vetrina, mostrano i prodigi degli oggetti messi in palio: dall’aspirapolvere alla Ferrari, fino agli oggetti da palestra. Una riflessione sulla cultura di massa, sul capitalismo, sull’usa e getta continuo della nostra epoca, sull’estetica del superfluo. In passerella, parrucche iper voluminose, ciglia finte, ombretto colorato e pelle da Barbie! La sfilata di Moschino è un inno giocoso al mondo governato dai quiz televisivi anni ’80, unici compagni delle casalinghe. Look pop, super colorati, tubini, minidress da Barbie, abitini stampati con l’immagine dei dollari, banconote pronte a diventare completi, ruche, balze, volant, maniche, colletti, minicinture e borse. Gli anni trumpisti dei businessman e delle casalinghe ricche, nullafacenti e annoiate, amiche del cuore dei programmi pomeridiani. Tra le tante modelle, Irina Shayk, Stella Maxwell, Bella Hadid e Kaia Gerber, rispettivamente nei ruoli di casalinghe super-kitsch. Le donne di Moschino come delle fashion doll. In un mondo governato dalle bolle di sapone e dai montepremi televisivi; un’epoca arrogante, accelerata ed esagerata quella portata in passerella.