Intervista a I Sincrono: “Tra le vie dei se”, l’album d’esordio della giovanissima band milanese

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Tra le vie del se”, l’album di inizio de I Sincrono, band milanese formata da Mustafà Hassan (voce), Alberto Cafulli (basso), Daniele Camerani (chitarra) e Luca Tassinari (chitarra); un diario nel quale ogni componente della band ha lasciato un segno e un ricordo della propria esperienza.

Questo nuovo progetto discografico de I Sincrono è frutto di un lavoro durato un anno in cui è stata fondamentale la collaborazione di Francesco Corvino, arrangiatore delle canzoni. La formula utilizzata in questo esordio è quella più intima e insieme più favorevole alla condivisione. Il racconto di esperienze private perché appartenenti ad un percorso di vita comune. Se da una parte l’empatia è facilmente raggiungibile, il modello melodico di alcune canzoni sfiora addirittura un approccio malinconico. I brani presentano una pienezza musicale in cui emerge un’originalità in grado di suscitare particolare curiosità. Le canzoni sono caratterizzate da un’alternanza di sound forti a più delicati, con testi gradevoli che rivelano una buona sicurezza esecutiva. Giochi di parole, ritornelli trascinanti e sezioni ritmiche dinamiche in un mood melodico pop che strizza l’occhio al rock. Un progetto discografico che si rivela interessante in cui è proprio il mix di testi, voce e strumenti musicali a conferire a tutto l’album una cifra artistica originale.

L’album

Il primo brano è “Babilonia” che racconta la vita e gli intrecci in una società senza freni, come quella odierna. “Mi muovo dentro questo mondo di eccessi, meno male che però posso guardare i successi, non miei. In questa strada vedo poco futuro, alla fine leggo sempre le stesse frasi sul muro. Incontro te che non mi capisci mai. Sembra di stare a Babilonia, con l’acqua che mi sfiora, e gente che viene e che va, è una rivoluzione” (parte del testo della canzone). Poi “Favola a metà”, una canzone dedicata a quelle storie fatte di momenti bellissimi e indimenticabili ma che non culminano nell’amore della vita, come fossero delle favole a metà. La terza melodia è “Il mondo intero tranne te”, una storia che ci racconta quella sensazione che ci attanaglia quando pur realizzando e raggiungendo i nostri obiettivi, ci accorgiamo di non avere la felicità che spesso risiede in una persona, o in un grande amore difficile da dichiarare e spiegare. “È così che svegliandosi la mattina scopriamo di avere bisogno di qualcuno più che di qualcosa per non sentirci oppressi dentro noi stessi”, ha dichiarato il cantante del gruppo, Mustafà Hassan. “Amore dammi sesso”, un brano dove tristezza, indecisione e frustrazione a volte guidano le persone in scelte sbagliate illudendone altre e usandole per i propri scopi. “Illuso” parla di un figlio ormai adulto che in sé rivede alcuni aspetti del padre assente dalla sua vita ormai da tempo e del conflitto tra l’odiarlo e amarlo in maniera incondizionata come solo un figlio è capace. “Traccia in solo” è un momento intimo dove l’unica cosa che conta siamo “noi” estraniati per un secondo dal mondo come una traccia in studio di registrazione isolata dagli altri microfoni. “Fuoco e cenere” sono i simboli della passione ardente e dell’amore arso, che racconta la storia di due amanti che non sono stati capaci di controllare la propria passione, consumando così in fretta tutto quello che li circondava. “Rendersi conto di quanto l’amore appena terminato fosse tanto bello quanto sbagliato e accettare di poter proseguire verso un nuovo orizzonte in cerca di qualcuno che possa rimanere fuoco e non lasciare più carboni ardenti a ferire il proprio cuore”, ha raccontato la band. Gli ultimi tre brani sono “Mercoledì senza te” che fotografa i silenzi e i vuoti al termine di una relazione molto importante; “Io e te ancora” rappresenta la rinascita della band, primo brano scritto dopo la reunion nel 2016, parla del male che ci si può fare tra persone care e quanto si possa soffrire, ma alla fine il ricordo di stare insieme prende il sopravvento; e “Ai confini del creato”, il brano più introspettivo del disco, tratta di sofferenza e delle deviazioni che la nostra mente prende quando si perde la lucidità fino all’estrema decisione di morire.

I Sincrono: la storia

I Sincrono è una band che nasce nel 2008 tra i banchi del liceo Artemisia Gentileschi di Milano. Fin da subito i ragazzi riescono a distinguersi per loro capacità espressiva e comunicativa, esibendosi sui palchi per emergenti più importanti in Lombardia. Nel 2009, anno della svolta per la band, il gruppo parte per un tour in Germania promuovendo due singoli “Vergiss dein Leid” e “Festung”, quest’ultima adattamento tedesco del loro già noto brano “Vivere”. Nell’autunno del 2010, il gruppo, con un inedito scritto da Paolo Faldi e sotto la produzione di Nikto, si presenta ad Area Sanremo arrivando alla fase di preselezione del festival. In seguito, la band prende un lungo periodo di pausa. Il riavvicinamento tra I Sincrono avviene nel 2016 quando la formazione decide di rimettersi in pista più matura: da quel momento parte una fruttuosa collaborazione con Francesco Corvino che aiuta il gruppo ad arrangiare e produrre il loro primo album uscito nel febbraio 2020.

Scopriamo qualcosa in più sulla loro storia e sul loro nuovo capitolo nel panorama musicale:

Rispetto a quando avete iniziato ad approcciarvi al panorama musicale nel lontano 2008, cosa è cambiato nel gruppo e cosa avete imparato nel corso di questi anni?

Negli anni abbiamo imparato a non aver paura delle novità, cercare sempre nuovi spunti su cui lavorare e più in generale che la vita di un progetto emergente non deve mai pensare di avere una vera e propria stabilità”.

Nella società odierna i talent show sono all’ordine del giorno. Avete mai pensato di parteciparvi per acquisire una notorietà forse nel modo più veloce ed efficace? Oppure siete dei tipi tosti che amano sudarsi la fama con il duro lavoro? Cosa ne pensate a riguardo?

I talent sono un’ottima occasione, tuttavia solo pochi dei partecipanti hanno raggiunto un vero e proprio level up. Non penso sia questione di essere tipi tosti o meno, però oggi molte etichette e produzioni con agganci nei talent ti chiedono di scendere a patti talvolta estremamente sconvenienti e poi per cosa? Un anno di fuoco e fiamme e poi di nuovo nel baratro. Forse, quindi, è meglio costruire le cose in maniera più sincera e pian piano”.

Parliamo del vostro primo album “Tra le vie dei se” uscito lo scorso febbraio. All’interno delle canzoni alternate mood più delicati a sound più incisivi e forti. Quale stile musicale vi appartiene maggiormente e quale, invece, sentite più lontano nella vostra anima da musicisti?

Questa domanda è molto complicata soprattutto perché le sonorità dell’album sono il risultato di molte influenze. Penso che tutte siano vicine a noi, ma dipende dal momento specifico. Alla fine il bello del creare è poter esprimere emozioni ogni giorno differenti”.

L’album tratta tematiche legate ad emozioni intense, alternando ricordi di momenti felici a sofferenze di episodi passati. Quale tra le canzoni del vostro disco sentite più vicino a voi e perché?

A livello cronologico “Traccia in solo” è la ferita più fresca nell’album, ma alcuni brani, come ad esempio “illuso” parlano di tematiche molto importanti come la mancanza di un padre e il suo influsso sulla crescita del bambino. Sicuramente sarebbe bello riuscire a dare importanza anche a temi meno scontati dell’amore e del rapporto di coppia”.

Un album che, al termine dell’ascolto, lascia una sensazione complessivamente piacevole, con qualche chiaroscuro, ma anche con alcuni scampoli vocali, strumentali e di testo assolutamente convincenti.

Alessandra Rosci