Intervista ai Cordepazze: la famiglia come unico comune denominatore per il nuovo disco della band palermitana

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I Cordepazze, famosa band siciliana vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti musicali a partire dal 2007 con il Premio De Andrè, dopo sette anni dall’ultimo album, tornano con un disco completamente nuovo intitolato “I Giorni Migliori” dalle sonorità coinvolgenti e avvolgenti in cui ogni canzone trascina verso l’altra ed è difficile interrompere l’ascolto.

Orecchiabilità non scontata, arrangiamenti curati, testi accattivanti quanto intelligenti e una voce perfetta, quella di Alfonso Moscato (testi, voce, chitarre acustiche ed elettriche, violoncello, sintetizzatori) che racconta la sua visione del mondo e fa intravedere la sua luce con eleganza e sobrietà. Completano la band: Francesco Incandela (violini, viole, mandolino elettrico, chitarra elettrica, pianoforte, sintetizzatori) e Vincenzo Lo Franco (batteria, percussioni). Hanno partecipato inoltre all’arrangiamento e alle musiche: Roberto Cammarata (sintetizzatori, chitarre, programmazioni), Carmelo Drago (basso elettrico), Alice Alagna e Serena Bisconti (cori).

L’album è stato registrato e prodotto da Roberto Cammarata presso il Fat Sounds Studio di Palermo (registrazioni aggiuntive presso il Bunker Studio di Palermo), mixato da Marco Caldera presso il Vulcano Studio di Bologna e masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Mastering Studio di Tredozio (Fc).

Un EP unico nel suo genere di cui sentiremo parlare per molto tempo, la cui cifra stilistica è caratterizzata dalla freschezza, spontaneità e trasparenza. Una dedica evidente al tema della famiglia che narra le certezze e insieme i dubbi che porta una rete di affetti quotidiani così importante, viscerale, totalizzante. “I giorni migliori” è dunque una raccolta di immagini sulle contraddizioni della vita domestica a partire dalla copertina che raffigura una camera da letto di un bambino, colorata e disordinata, metafora di felicità e caos. Nove tracce che raccontano gioia e dolori, crisi, speranze e la paura di non farcela mista alla voglia di essere all’altezza di una potenza affettiva come quella famigliare.

Tutto gira intorno alla famiglia, ai figli da proteggere e che ti proteggono, ai figli da crescere e ai figli che ti crescono, come attirato da una forza gravitazionale irresistibile tra gioia e felicità, paure e cose fatte male. Tornare a casa e rimanere sulla porta come un coglione, come un re e un mendicante. Come uno che ha perso il tempo, che ha perso il treno, ma investito da una luce abbagliante. Sentire l’attimo e avvertirne ogni interminabile frazione sulla pelle, nella pancia, nel battito testardo del cuore e a un certo punto capire che i giorni migliori sono ogni giorno”, ha raccontato la band.

FashionNewsMagazine ha incontrato la band per scoprire qualche dettaglio in più sul loro disco e sulla loro carriera musicale.

Le vostre opere artistiche, dal sound particolare e ricercato, sono sempre non banali con uno stile unico e ben riconoscibile. Come definireste la vostra musica? Come definireste i Cordepazze come artisti?

Negli anni le nostre canzoni sono cambiate con noi anche se rimane in tutta la nostra produzione l’amore per le storie e i personaggi, il paradosso, il grottesco e l’ironia. Come musicisti ciò che ci caratterizza secondo me è la curiosità”.

È uscito il vostro album dal titolo “I Giorni Migliori” dove il tema della famiglia rappresenta il filo conduttore di tutto l’EP. Potreste rivelarci cosa significa esattamente per i Cordepazze il termine “Famiglia”?

La famiglia non è un uomo, una donna e dei figli. La famiglia è ovunque ci siano almeno due persone. Io ho vissuto in una famiglia minima, io e mia madre. A Natale tavolata da due, domeniche pomeriggio in due, litigi e abbracci in due. La famiglia minima è una famiglia al di sotto della quale sei solo. Mia madre per molti anni è stata tutto quello che avevo anche se non me ne rendevo conto. Il fatto poi della genitorialità non è neanche un aspetto necessariamente genetico. Funziona come nell’innesto, io ti taglio un po’ di carne del cuore e ci metto dentro un bambino, poi lego tutto con lo spago e lui cresce da te, anche se non sei sua madre o suo padre, non è neanche una questione di amore, è una questione di vita”.

L’anno 2020 è stato un periodo molto difficile costringendo il mondo a fermarsi per il Covid. Come avete vissuto questa esperienza e quanto ha influito sui vostri progetti musicali?

Ha influito nelle vite di tutti credo. Noi ne abbiamo approfittato per dedicarci alla produzione de “I giorni migliori”. L’apprezzare la vita nel suo stato essenziale credo sia stato un insegnamento di questo periodo ed “I giorni migliori” hanno questo spirito. In fondo è un disco che parla della felicità”.

Come artisti siete degli spiriti creativi, amanti della sperimentazione e sempre appassionati. Vi state già occupando dei vostri prossimi progetti oppure per ora vi state godendo il meritato successo? Potreste svelarci qualcosa riguardo i vostri lavori futuri?

Siamo sempre alla ricerca di una nuova via. Abbiamo un disco nel cassetto, ma al momento ci stiamo dedicando nel comunicare a più persone possibili questo disco e le nostre canzoni. A breve comunicheremo il calendario delle date estive”.

Qualsiasi cosa sia come un focolare, un bambino o un sentimento forte, per i Cordepazze la felicità è nella stessa famiglia tra istinto protettivo, insicurezze, malinconie ma anche tante gioie e soddisfazioni. Un’attesa che ne è valsa la pena per la band che ha dato vita ad un capolavoro artistico e musicale di quelli che più li ascolti e più li canti, di quelli che impari in fretta i testi e non ti stancano mai.

Alessandra Rosci