Abbiamo iniziato il mese di febbraio con tanti spunti di riflessione sulla sostenibilità che ci ha regalato Luigi Gabriele, Presidente di Consumerismo che ho avuto il piacere di intervistare durante la puntata di martedì 7 febbraio per RID 96.8 FM.
–Di che cosa ci vuoi parlare riguardo a questo anno europeo dedicato alle competenze?
“È arrivato il momento di sdoganare una delle ingiustizie più assurde del nostro Paese, quella che una donna non possa fare l’idraulico. Ritengo che le donne possano sostituire l’uomo ampiamente in qualsiasi collocazione. Piuttosto che le macchine sostituiranno l’uomo, io mi auspico che donne sostituiscano l’uomo soprattutto in quelli che comunemente vengono definiti lavori maschili, per cui primo tra tutti l’idraulico. Partiamo dalle competenze tecniche. Le donne possono benissimo fare le ingegnere, tanto quanto possono fare l’architetto, l’avvocato, ma soprattutto in questo momento servono le ingegnere, perché il futuro che avremo da qui ai prossimi dieci anni sarà completamente ipe-rtecnologico. Sappiamo, difatti, che l’innovazione tecnologica sta crescendo a ritmi esponenziali (lockchain, intelligenza artificiale, crypto currency, robotica, nanotecnologie), e poiché l’etica è donna, abbiamo bisogno di ingegnere donne perché quando si progettano le cose dipende tutto da chi ha iniziato il codice sorgente e, se ci mettiamo il tocco femminile, è chiaro che la tecnologia può essere anche più buona”.
–Quale è secondo te un percorso di studi da intraprendere che possiamo consigliare ai nostri ascoltatori/ascoltatrici, soprattutto giovani?
“Rivolgete completamente l’attenzione verso la sostenibilità e le energie alternative. Il mondo è governato da energia, tra l’altro la libertà delle donne si è avuta grazie alla scoperta dell’energia. Il paradosso è che il petrolio ha dato l’impulso straordinario alla libertà femminile, ma ha ucciso il pianeta da un punto di vista ambientale. Puntate tutto sull’energia”.
–Luigi ti dico solo una parola poi lascio a te spiegarla: inflazione.
“La nostra è un’inflazione cattiva, perché l’inflazione buona che stanno vivendo gli americani in questo momento è dovuta ad un eccesso della domanda. Questo vuol dire che quando l’economia va bene, tutti chiedono più prodotti e quindi sale l’inflazione, perché tutti fanno investimenti, comprano casa, televisioni, macchine. La nostra è un’inflazione cattiva perché i prezzi sono alti. Per esempio, il costo dell’energia che è esploso alla fine del 2022 si è verificato perché non avevamo l’energia; il costo del petrolio perché non avevamo petrolio; il costo dei materiali per le costruzioni edilizie e le riqualificazioni sostenibili di abitazioni perché si faceva fatica a trovarlo nel rispetto dei criteri di sostenibilità. L’Europa, poco tempo fa, ha lanciato un messaggio: non si potrà più né comprare o vendere casa, se la costruzione non si trova al di sopra delle categorie G dei nostri edifici. È una provocazione, ma neanche tanto, perché quello stimolerebbe una grande economia della sostenibilità e della circolarità. Anche li avremmo bisogno di tanti lavoratori nei prossimi trent’anni. Immaginiamo tutte le abitazioni degli anni ’70 o ’80 che dovranno essere riqualificate. In questo caso la sostenibilità avrebbe il suo vero spazio che è quello di fare in modo che si generi il rispetto per il pianeta, per la natura, ma anche per l’economia sana e pulita”.
–Collegandoci all’inflazione, si parla molto di telefonia in questo ultimo periodo. Ci sono tante notizie, tante polemiche. Che cosa ci puoi raccontare se ti dicessi inflazione e telefonia?
“Sta per arrivare l’offerta a prezzo indicizzato. Le compagnie telefoniche come Wind, Tre e Tim hanno dichiarato e già comunicato ai loro clienti che a partire dalla fine di febbraio, tutte le offerte sottoscritte subiranno un aumento pari all’indice inflazionistico. Questo perché hanno scritto ai loro consumatori che visto il costo dell’energia e delle materie, si vogliono avvalere della famosa clausola di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, ossia quella di permettere al cliente, a fronte di un aumento del prezzo dell’offerta, di recedere dal contratto entro sessanta giorni”.