Dopo un disco di esordio in lingua inglese e dopo tre canzoni anche in siciliano, arriva adesso un brano che fa da apripista a un nuovo album che si preannuncia concept
“Si sente che il papà la addormentava con il Led Zeppelin” è stato il primo commento a caldo che il compianto Ernesto Assante ha fatto dopo averla sentita esibirsi dal vivo, voce e chitarra, ospite nello studio di una radio di Roma qualche anno fa dove presentava il suo disco di esordio “Awakening”. Una settimana dopo Elektra Nicotra era ospite della sua storica WebNotte che Assante conduceva dalla redazione de La Repubblica con Gino Castaldo in una puntata con Paola Cortellesi ospite, tra gli altri.
Il nuovo singolo di Elektra Nicotra, Lentu, in un mix di contaminazioni
Metti insieme gli archi e le nenie mediorientali, i synth bass tipici del dubstep di Daft Punk e Prodigy, gli organi e i mellotron che evocano il rock psichedelico degli anni ’60, le drum machine della scena british degli albori del 2000, e sopra a tutto stendi una voce femminile potente e passionale, il dialetto siciliano che cammina a braccetto con l’inglese. Il singolo ha appena fatto il suo ingresso nella classifica Indie Music Like alla posizione 61. Indie Music Like è la più importante classifica e longeva classifica dedicata alla musica indipendente italiana. 300 posizioni selezionate da radio e new media.
Special Guest di questa produzione è Tonj Acquaviva, fondatore della storica band siciliana Agricantus. Il brano è stato prodotto da Giovanni “Giuvazza” Maggiore, produttore e chitarrista stimato nell’ambiente che ha collaborato, fra gli altri, anche con Eugenio Finardi, Levante e Loredana Bertè.
INTERVISTA A ELEKTRA NICOTRA
Hai dichiarato che per scrivere questo brano ti sei ispirata, inizialmente, al brano dei Beatles “I want you (She’s so heavy)”. Ci racconti di come hai concepito questo mix di diverse contaminazioni?
Si, non ho timore a dire che l’arpeggio del ritornello è marcatamente ispirato alla chitarra di I Want You (She’s so heavy). Stavo suonicchiando quel giro fantastico e mi è venuta l’idea. Naturalmente, il mio pezzo è totalmente diverso, ma quello è stato l’input iniziale. Ho sovrapposto tanti elementi delle musica che mi piace ascoltare, come le drum machine anni ’90/2000, il mellotron e gli organi vintage. In un mix fra vecchio e nuovo.
A cosa si riferisce il termine “Lentu”? Quanto conta la componente sensuale ricreata anche dall’espressione della tua voce?
La canzone è ispirata ad un sogno che ho fatto, dove tutte le immagini sembravano confuse, scure e rallentate. C’è una forte componente sensuale espressa da questa voce un po’ sfiatata. Ma è tutto una metafora per parlare del nostro continuo desiderare e del nostro perenne senso di insoddisfazione… che ha i suoi lati positivi, ma anche negativi. Lo si può trasporre al sesso, ma anche all’avidità ed all’essere troppo materialisti.
Fiore all’occhiello di questa produzione è la special guest Tonj Acquaviva, fondatore della storica band siciliana Agricantus, con le sue percussioni intrise di quella mistica atmosfera che caratterizza la sua musica. Com’è nata questa collaborazione?
Ho sempre amato tantissimo gli Agricantus ed i loro dischi hanno senz’altro influenzato la mia musica. Un po’ di tempo fa, avevo inviato un paio di brani a Tonj Acquaviva, semplicemente per un suo feedback. Ero ancora in una fase di pre-produzione e mi sarebbe piaciuto avere qualche suo consiglio. Inaspettatamente, lui si è offerto spontaneamente di collaborare, facendomi un regalo immenso. Quando abbiamo inserito la sua traccia di percussioni insieme alle altre è stata subito magia.
Lentu fa da apripista al nuovo lavoro che si preannuncia un secondo concept album. Puoi darci qualche anticipazione?
Non svelerò tantissimo… ma posso dire che l’album si chiamerà “Menzannotti” (Mezzanotte) e che ogni canzone è il racconto di un sogno che ho fatto. Sarà decisamente un viaggio onirico.
Il video, che uscirà il 30 marzo su YouTube è ambientato nel Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania , perché hai scelto questo luogo?
Mio padre, ormai in pensione, era docente di contrabbasso al Conservatorio di Catania. L’Auditorium è un luogo che ho sempre amato, fin da bambina. Ero affascinata da quel gigantesco organo a canne che da piccola mi sembrava grande come un grattacielo. Sapevo già che volevo un video molto semplice per questo brano, solo me e la mia chitarra. Doveva essere la location a parlare. Questa location non solo ha l’atmosfera in perfetto match con il pezzo, ma è anche un modo per raccontare del mio bagaglio, della mia infanzia e di quei luoghi della Sicilia non troppo conosciuti. Quando si pensa ad uno scenario siciliano vengono sempre in mente carretti decorati o maioliche, che sembrano ormai cartoline da vendere ai turisti; mentre la Sicilia è, anche, posti come questo.
La tua grande capacità è quella di inserire il dialetto siciliano in brani con arrangiamenti musicali estremamente attuali, riuscendo ad arrivare a qualsiasi target di riferimento. Quante ore di lavoro e ricerca implica tutto questo?
Non c’è una formula fissa. Delle volte l’intuizione arriva subito; altre volte hai bisogno di lavorare più a lungo ad un pezzo finché non senti di aver centrato l’obiettivo. Sapevo di voler cambiare le carte in tavola ed aggiungere il dialetto siciliano, mixato all’inglese. Ma sapevo anche di non voler andare verso la musica folkloristica del sud perchè non è il mio linguaggio.
Contaminazione è la parola d’ordine della tua musica. In Lentu hai voluto sperimentare il merge tra siciliano ed inglese, le due lingue sembrano mescolarsi e fluire molto bene. Perché questa scelta?
Mi lascio guidare dai suoni e cerco di farli impastare fra loro, ma è tutto molto spontaneo; deve funzionare da subito e senza forzature. È per questo che in alcune parti suona meglio l’inglese ed in altre suona meglio il siciliano. È la musica a decidere, non io.