La Nuvola di Fuksas si apre per la prima volta al cinema giovedì 22 ottobre 2020 alle 18:00, quando verrà presentato il documentario Hangry Butterflies – La Rinascita delle farfalle per la regia di Maruska Albertazzi che attraverso i suoi social contribuisce alla sensibilizzazione sui Disturbi del Comportamento Alimentare.
Hangry Butterflies – La rinascita delle farfalle
dura settantacinque minuti e racconta del primo incontro dal vivo tra un gruppo ragazze che hanno tra i 14 e i 22 anni e stanno guarendo dal disturbo del comportamento alimentare. Storie che si intrecciano, che si toccano, che scivolano l’una nell’altra come in un gioco di scatole cinesi. Perché queste ragazze sono una la sponsor dell’altra.
Dietro l’hashtag #larinascitadellefarfalle c’è una community di migliaia di ragazze, spesso giovanissime, che grazie alla loro forza diventano ogni giorno più consapevoli e unite. Un gruppo di guerriere che, attraverso i propri profili social, sono riuscite a creare una rete vera, fisica, reale a cui aggrapparsi nei momenti più difficili.
La regista e sceneggiatrice di questo film è Maruska Albertazzi
giornalista professionista, bolognese, classe 1976, diplomata in Florida e laureata in scienze della Comunicazione a Bologna, ha lavorato e fatto esperienze in diversi campi, come copy, attrice e aiuto regista in teatro e, in seguito, come giornalista televisiva. È stata inviata di E! sui red carpet degli eventi più importanti e tenuto una rubrica di costume sulla rivista “A”. Ha spaziato dalla sceneggiatura di Posti in Piedi in Paradiso e Sotto una Buona Stella per Carlo Verdone, fino alla scrittura e co–direzione della trasmissione musicale per teenagers “Live a Casa tua”, in onda settimanalmente su Italia 1. Nel frattempo, ha anche avuto due figli, Riccardo, di 8 anni, ed Eric, di 2.
“C’è una cosa che mi ha sempre fatto un po’ incazzare della narrazione sui DCA ed ha a che fare più con l’estetica che con la sostanza.”
Queste le parole di Maruska Albertazzi che potete trovare pubblicate sulla sua pagina Facebook. Di post motivati e motivazionali, sentiti e crudi ma mai banali, ne potete trovare tanti, ogni giorno, per raccontare il suo percorso in una sorte di diario online, in un luogo dove ha creato una community di persone, non necessariamente con dei disturbi, ma con la voglia di ascoltare.
“Da una parte, una narrazione cruda, “brutta” e respingente, dall’altra, l’estetizzazione della malattia” continua la regista, “Entrambe le cose finivano per avere un aspetto dirompente sulla mia emotività ma nessun effetto sull’empatia. Insomma, non mi riconoscevo né nella ragazza illuminata col neon col sondino e le crisi e i muri scrostati e l’odore di disinfettante né nella dea con lo stacco di coscia e le costole ben illuminate e distanziate. Erano due entità, una respingente, una tristemente aspirazionale, che mi trovavo davanti, per cui provavo emozioni ma che restavano lì, sullo schermo, lontane da me. Quando ho deciso di raccontare questa storia, la storia di queste ragazze, l’ho fatto perché sentivo che sarebbe stata una narrazione diversa. Loro sono ragazze con cui chiunque si può identificare perché sono, prima di tutto, ragazze. Adolescenti. Molto prima che malate di DCA. Ho scelto di fotografare, per tutte tranne che per una, un momento del loro percorso in cui la malattia non è così evidente perché la malattia è spesso poco evidente. Quando mi dicono: ‘hai fatto un film sui DCA’, io dico NO. Io ho fatto un film su un gruppo di ragazze che si conoscono sui social e poi si incontrano sul serio. Poi, solo poi, è un film sui DCA.”
Sono oltre 3 milioni in Italia le persone che convivono con disturbi del comportamento alimentare. Tra queste 2,3 milioni sono adolescenti. “Hangry” è un neologismo nato unendo “hungry” – affamato – e “angry” – arrabbiato” – e descrive quella sensazione di nervosismo, rabbia e inquietudine che ci prende quando siamo affamati e non possiamo mangiare. Milioni di donne, in questo momento, sono “hangry” e non perché non hanno accesso al cibo. Perché se lo negano.
La regista racconta così il film: “Hangry Butterflies è la storia di un gruppo di ragazze che soffrono di disturbi alimentari che si incontrano per la prima volta. È la storia di queste ragazze prese singolarmente ed è la storia del loro rapporto col cibo. È la storia del loro profilo alimentare ed è anche la mia storia. E, alla fine, solo alla fine, è un documentario sui disturbi del comportamento alimentare.
Quando ho deciso di raccontare tutte queste storie, l’ho fatto principalmente per tre motivi. Il primo è che queste storie sono arrivate a me da sole, senza che io le andassi a cercare e lo hanno fatto con una potenza tale da non lasciarmi altra scelta se non ascoltarle e raccontarle. La storia della community Instagram #larinascitadellefarfalle è una bella storia, una storia di amicizia, di adolescenza, di riscatto, di speranza. Una storia particolare e universale insieme. Il secondo motivo è che, dei tanti documentari che ho visto sull’anoressia e sulla bulimia, non ne ho trovato nessuno che non mi lasciasse con l’amaro in bocca, con un senso di sconfitta, di dolore, di morte. Mi sono chiesta: si può realizzare un racconto di speranza, di forza, di bellezza su temi come questi? Un racconto che possa andare nelle scuole, nei circoli sportivi, negli ospedali e che possa informare ma anche dare speranza? Un racconto che lasci chi lo guarda col sorriso? Il terzo motivo riguarda la componente estetica delle opere sull’argomento. Mi ha sempre lasciata perplessa l’estetizzazione dell’anoressia in molte opere o, al contrario, la scelta di enfatizzarne la bruttezza, in un’ottica quasi pornografica e poco adatta agli adolescenti. Un’ottica che tende ad oggettivizzare e allontanare, a far dire a chi guarda: io non sono quella cosa lì.
Con Hangry Butterflies ho scelto di raccontare la guarigione prima della malattia, il gruppo prima del singolo, il cibo prima della sua assenza. Ho scelto di intrecciare più registri per portare avanti più racconti paralleli, che a volte si accostano e a volte si racchiudono uno dentro l’altro, in un gioco di scatole cinesi.
Il racconto del giorno dell’incontro a Firenze è fatto in puro stile reportage, con la camera a spalla che segue i movimenti delle ragazze senza mai di fatto invaderle, quasi annullando la sua presenza se non nel momento del “cerchio” in cui sono le ragazze stesse a raccontarsi palesemente alla telecamera.
Le interviste singole, invece, sono state realizzate con uno stile classico, statico e luci ben curate, con una dominante rosa–lilla che è il colore della lotta ai disturbi del comportamento alimentare.
Al centro del racconto, l’unica storia di una ragazza del gruppo ancora ricoverata, che non può essere presente all’incontro. La sua storia è l’unica che si differenzia dalle altre perché il suo dialogo non avviene a Firenze con le altre ragazze ma con uno chef che va a trovarla in ospedale e che cucina per lei. L’elemento che ricorre anche in questa storia e che fa da trait d’union con tutte le altre è proprio il cibo, co–protagonista del racconto. Il cibo inquadrato in zenitale come in un programma di cucina, con i colori sgargianti dei filtri Instagram, a richiamare le foto social ma anche a stabilire una relazione diretta con ognuna delle ragazze, a rappresentare il punto del percorso.
Infine, la presenza di Giulia Anania, cantante e cantautrice le cui canzoni popolano il film. Ho scelto di ampliare il suo ruolo facendola diventare una sorta di bardo, un elfo che gira per le strade di Roma cantando serenate che, si capirà alla fine, sono dedicate a questo gruppo di cui anche lei fa parte. Giulia si riprende da sola con uno smartphone, mescolando e contaminando ulteriormente e aggiungendo un ulteriore registro al racconto.
Come in una frase piena di coordinate e subordinate ma con una punteggiatura adeguata, Hangry Butterflies è stato pensato e realizzato per raccontare, informare e prevenire ma soprattutto per emozionare e non annoiare un pubblico non solo di adolescenti ma di tutte le età, anagrafiche e di spirito.”
Le musiche e le canzoni sono state affidate a Giulia Ananìa, cantautrice romana, classe 1984, già nota per la sua partecipazione a Sanremo. Il suo ultimo album, Come l’oro, è stato definito «il primo esempio di urban pop italiano». Di prossima uscita il suo secondo libro di Poesia “ L’Amore è un accollo” ( Red Press Star ) con la prefazione di Carlo Verdone. Di Hangry Butterflies – La rinascita delle farfalle dice: “Perché è un film importante commovente, pieno di vita speranza e sorellanza; e devono vederlo tutti; senza che il tema possa condizionare.”
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