Di Elettra Nicotra
VisionaireAParis #2
Paris Fashion Week Diary – SS 2016
Bonjour Fashion Diary!
Ogni Fashion Week che si rispetti ha il topic caldo, quello che tutti discutono animatamente sui social network sperimentando gli hashtag più sarcastici.
Considerando che siamo a Parigi e che, chiaramente, stiamo parlando di Rick Owens, l’hashtag che voglio fissare sul mio diario è #UhLaLaEccoci.
Mi entusiasmano particolarmente questi momenti. Scendono tutti nell’agorà (oggi chiamata Facebook) e si lanciano in interpretazioni. Ognuno con la sua descrizione del mondo. La collezione di Rick Owens è qualcosa di diverso per ciascuno. Amo il crollo dell’oggettività. Ciascuno si è specchiato nell’immagine di una donna indossarne un’altra in modo completamente diverso. Ciascuno in base al suo trascorso.
Stavolta non stiamo parlando di un’invasione di nudità maschile; siamo saliti con temi salienti come la forza femminile, la fiducia, la fratellanza, la famiglia. Temi che ci danno una scossa e limitano la nostra imparzialità. E’ probabile che chi, per esempio, si è accanito contro l’ennesima “buffonata” di Rick Owens, è ancora arrabbiato/a perché nella vita ha sentito l’imbracatura sciogliersi ed il duro pavimento arrivare d’impatto. Il giudizio è sempre uno specchio.
Lo stesso vale per me, che ho accolto lo statement di Owens a braccia aperte: ho fiducia nel “support each other”, ci credo fortemente; sono stata portata ed ho portato qualcuno sulle mie spalle.
Se abbiamo visto una donna-eroina come protagonista in uno show sperimentale, sempre sul tema delle sperimentazioni, da Commes Des Garçon la donna sparisce fra i volumi sovradimensionati di abiti scultura. Fiammeggianti capelli rossi contrastano piume e velluti lucenti: delle streghe dagli immancabili stivaletti appuntiti.
Non saranno le uniche streghe di cui voglio scrivere: anche Yohji Yamamoto deve averne incontrate alcune. In drappeggi asimmetrici voluminosi e monospalla, sfilano i primi esseri magici dall’aspetto un po’ punk; con capelli bicolor, tagli retti irregolari, stivali e sneakers.
Carismatiche, autoritarie, misteriose, di potere…ed un po’ spaventose (le mie preferite) quelle provenienti dal tardo vittoriano. Bustini con giochi di trasparenze e stecche, gonne voluminose con volant e crinolina a vista, sproporzionati ombrelli da passeggio ; per manifestare “l’oscuro” un velo avvolge il capo, scendendo fino alle ginocchia.
Pallette essenziale: nero e rosso.
Da adesso, con mia grande gioia, si entra in piena epoca Vittoriana. Anzi BohoVittoriana. L’estate 2016 sarà come la seconda metà dell’Ottocento mixata ad una comune hippie del 1972. Le sottovesti e la “biancheria” di un tempo diventano minidress maliziosamente spensierati da Summer Of Love; i motivi Liberty si riallacciano al Flower Power. Saremo ancora romantiche e forse un po’ nostalgiche ma sorridenti e leggere come le trasparenze, i volant, i merletti e la seta.
E’ proprio nel XIX secolo che la lingerie si afferma come capo da seduzione. Viene accorciata e ristretta. Ciò che prima costituiva la decenza, la moralità e la pudicizia, ora, per un filo logico abbastanza ovvio, rappresenta il frutto proibito che tutti desiderano. Le donne avrebbero poi faticato per togliersi di dosso bustini, stecche e impalcature varie; e se nei settanta continuavano a faticare per togliersi l’ultima biancheria intima rimasta, noi donne degli anni duemila diciamo “non è un problema, ci teniamo la biancheria intima, ma non porteremo abiti… tanto ci pensa Balenciaga!”.
Caro Alexander Wang…perché te ne vai? Proprio dopo una collezione così?
Dopo un momento sentimentale, riprendo il filo del diario…parlavamo di lingerie, si!
Un trend che si è diffuso rapidamente su quasi tutte le passerelle. La sua concezione da Balenciaga è moderna ma classica.
Il tono bianco perla, la seta ed il satin luminoso ci immettono nell’intramontabile; le linee sportswear invece, tendono al dinamismo della donna di oggi.
L’esigenza di un pantalone over e comodo, del marsupio, della shopper in tessuto. Gli abiti da sera e da cocktail, ripresi da
pigiami, guepiere e sottovesti, conservano un energico senso di moto conferito dall’uso di volant, incroci, trasparenze, frange e balze.
Raf Simons avrà fatto un giro sulla stessa macchina del tempo. E’ molto probabile sia arrivato attorno gli anni ’30 dell’Ottocento, quando le donne portavano maniche en gigot. Il punto focale della collezione Dior è proprio la silhouette con spalle importanti e maniche a sboffo. Il punto vita sempre segnato e le gonne leggere e trasparenti o dritte, in opposizione alla parte superiore dal volume generoso. Questo tipo di linea trova il suo pezzo perfetto nei pullover crop e nelle giacche. Stampati geometrici e floreali su colori tenui, freddi e femminili. Il capo wearable-lingerie più stuzzicante? L’idea di rendere i mutandoni della nonna degli shorts eleganti e raffinati è notevole. Chi li indosserà durante un cocktail party in modo credibile (senza riproporre l’outfit di sfilata s’intende!) ?
Il mood #BohoVittoriano ha comunque il suo designer top; quello che meglio è riuscito a miscelare queste due sensazioni: Alexander McQueen.
Sarah Burton al massimo della sua ispirazione ci regala la più bella collezione finora approdata in passerella dopo la scomparsa del rimpianto designer inglese.
Sentimentale e scenica, con colli vittoriani alti, ruches e maxi abiti in maglia trasparente. Bustini bohèmiènne e stampati Art Nouveau ci introducono ai capi di jeanseria hippiechic, investiti di strappi, ricami e applicazioni multicolor. Per la sera, eleganti guepiere allungate su gonne voluminose, increspate, con balze o piume.
Rimaniamo a corte, perché stanno per sfilare i giullari di Vivienne Westwood. Sempre al confine fra il sogno e la realtà nel suo psichedelico ed anarchico mix di contaminazioni. Fiori tropicali e suede, con il loro tono allegro, non mancano di certo; eppure sembra che la donna descritta dall’eclettica artista britannica debba sobbarcarsi più di un peso sulle spalle, che si fanno dunque ciclopiche nei pezzi più istrionici, a metà fra gli ottanta ed i novanta nei blazer e con maniche en gigot
nella sua parafrasi del revival storico ottocentesco.
Anche John Galliano vede una donna in intimo ma al ritmo di Twist And Shout. Lei è sbarazzina, british ed ama i Beatles: indossa sottovesti con inserti di pizzo intricato e pietre come fossero abiti da sera; predilige un collant a pois divertente sullo smoking femminile super short; rivive la space age che impreziosisce gli abiti da sera con inserti luminosi, metallici e paillettes in PVC. Il motivo polka dot ritorna nei maxidress in seta, abbinato al tartan, le ruches e qualche colore forte come il blu elettrico o il giallo. Un’istantanea da Londra chic, seducente e sempre evergreen. Galliano si è messo al sicuro: per ora non vuole provocarci troppo.
Ho controllato in tutti cassetti, fatto un giro per qualche outlet, e nell’armadio di mia madre, per un totale di diciotto babydoll. Questo significa che ho il guardaroba pronto per la prossima estate. Si, perché anche da Cèline è uno spettacolo di sottovesti longuette che diventano abito.
Nella dualità del bianco e nero per donne testarde con le idee piuttosto chiare. Le linee pulite e rette, con vita segnata si ammorbidiscono e prendono volume sulle spalle. La tavolozza si completa con tinte calde e tenui come l’aragosta o il verde oliva. Questo è quello che io definisco pre-a-porter per donne “serie”. Un capo must?
Il maxicoat dalle linee morbide in bianco con risvolti neri e cintura allacciata in vita. Parigino DOC. Classico.
Nude look e vernice da Nina Ricci. Una collezione pop futuristica un po’ anni sessanta, dalle linee geometriche e pulite. Toni scuri e rigidità a tonnellate. Forse un po’ troppa.
Il racconto pop più audace è senz’altro quello di Kenzo che ci bombarda di colore, pattern e patchwork. E’ uno stile complesso che lo si ama o lo si odia; sicuramente non lascia indifferenti. Mi riservo il diritto di amarlo ed odiarlo. Cosa amare? I minidress scamiciati con orlo a mezzaluna e tasche a contrasto: da ragazzina che non vuole crescere. Cosa odiare? La trasposizione del calzare romano che qui diventa un boot alle ginocchia, presente su quasi tutti gli outfit.
L’ultima parte del diario della moda a Parigi arriva presto con : Stella McCartney, Saint Laurent, Chanel, Valentino, Louis Vuitton ed altri ancora.
Au revoir!