I capi più famosi creati da Paco Rabanne, per l’esattezza quindici, sono esposti fino al 25 giugno presso la Real Accademia di San Fernando a Madrid, Calle Alcalá 13. Il celebre couturier spagnolo, che ora vive in un paesino della Bretagna, lontano dalle passerelle a partire dal 1999, fu l’inventore degli abiti scultura e portò scompiglio nel tradizionale mondo della moda parigina degli anni Sessanta. Rabanne operò la sostituzione dei tessuti con materiali da lavorare con pinze e tenaglie, quali la maglia di metallo, la plastica, il rhodoid (un acetato di cellulosa speciale) e la carta argentata plissettata.
L’ispirazione del tutto futurista nonché fantascientifica delle sue creazioni gli valse l’appellativo di secondo genio di Spagna da parte di Salvador Dalí, che considerava se stesso al primo posto, e di “metallurgico” da Coco Chanel, la quale lo disprezzava. Amato o odiato, Paco Rabanne non passò di certo inosservato, e le sue creazioni vestirono affascinanti donne del jet set, tra cui Jane Birkin, Françoise Hardy, Jane Fonda e Audrey Hepburn. L’originalità dello stilista spagnolo risiede soprattutto nel fatto che molti suoi abiti siano impossibili da indossare se prima non vengono scaldati con il phon per capelli.
In mostra sono presenti alcuni abiti delle sue prime collezioni, fotografie e video d’epoca, oltre ad una decina di più recenti creazioni di Julien Dossena, lo stilista oggi alla direzione della maison francese, dal 1986 di proprietà del gruppo catalano Puig. Nulla fu lasciato al caso nelle sperimentazioni di creazioni-scultura, e il suo legame con l’arte iniziò già negli anni della formazione da architetto. Non bisogna poi dimenticare la sua collaborazione con il cinema, che lo vide in prima linea nella realizzazione dei capi indossati nella saga di James Bond e nella produzione franco-italiana di fantascienza intitolata “Barbarella”.