Come cambia l’informazione: instagram, twitter e facebook

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Come cambia l’informazione: instagram, twitter e facebook

Come è cambiato il modo di informarsi nel tempo? Fino a qualche anno fa, non molti in verità, si acquistava il quotidiano, settimanale o mensile in carta stampata in edicola. Ormai da tempo è il web la fonte delle informazioni attraverso web-magazine: anche i giornali più storici ed accreditati si sono adeguati ed hanno tutti realizzato la versione online, fruibile in maniera immediata attraverso ogni device.

Con l’avvento dei social network, la comunicazione, ed il modo di fruire delle informazioni, è diventata sempre più smart, trasformandosi in un “mordi e fuggi” con una lettura superficiale dei titoli, senza dedicare tempo all’approfondimento. Sarà colpa del poco tempo, sarà colpa della sovrabbondanza di informazioni generate, sarà lo scarso “interesse” che accompagna purtroppo la nostra epoca; fatto sta che l’attenzione si è spostata e le informazioni si reperiscono sempre maggiormente attraverso i nuovi media, tra i quali si possono noverare anche i blog ed i social come Facebook, Instagram e Twitter.

La figura del giornalista è forse stata sorpassata da belle foto e titoli accattivanti? Abbiamo esempio di blogger letti in maniera più assidua di molti “professionisti” dell’informazione. Persone che hanno fatto dei loro racconti, sui mezzi di informazione digitali, la loro professione. Abbiamo esempi di influencer famosissimi nel marketing come Marco Montemagno, Riccardo Scandellari, Rudy Bandiera. Nel campo delle mamme il blog “Ma che davvero”; tra le food blogger Chiara Maci; per il make-up Clio; nel mondo dei bambini spopolano Sofì e Luì, youtubers siciliani che raccolgono un pubblico di bambini al di sotto dei dieci anni, solo per citarne alcuni. Poi ci sono tutti i youtubers giovanissimi che nascono e si sviluppano in maniera fulminea.

Di questo fenomeno ne parliamo con l’imprenditrice digitale Ida Galati, blogger de “Le stanze della moda”, tra le fondatrici di The Fashion Mob.

Cos’è The Fashion Mob? Sono cinque donne, cinque mamme: tutte blogger con loro “vite virtuali indipendenti”. La loro età va dai 27 ai 52 anni ed incarnano a 360 gradi l’immagine della donna moderna: influencer, trendsetter, trendexplorer, imprenditrice e globe-trotter.

“L’unione fa la forza, il loro motto” – si legge sulle pagine del quotidiano Leggo“Per un brand, infatti, scegliere questo team in rosa significa raggiungere ogni donna attraverso le donne, significa collocarsi al centro di una campagna mirata, coordinata da professioniste specializzate e accorte che mettono a completa disposizione un ricco background, condiviso da anni su pagine con più di 370.000 utenti”.

Tre milioni di follower. Tra i loro clienti Armani, Saint Laurent, Mercedes, ma anche Desigual, Iceberg, L’Oréal, Lancia e Trenitalia. Imprenditrici, trendsetter con un debole per la moda e social addicted. Martina Corradetti, The Fashion Coffee; Ida Galati, Le Stanze della Moda; Francesca Romana Capizzi, Don’t Call Me Fashion Blogger; Nadia La Bella, Asmileplease; Fabrizia Spinelli, Cosa Mi Metto? Ecco la squadra delle cinque influencer che hanno creato un network.

Di seguito l’intervista in versione integrale che ho scritto per QI Quale Impresa, il magazine dei giovani imprenditori di Confindustria.

Perché tante persone vi seguono e leggono ogni giorno?

Perché informiamo e intratteniamo allo stesso tempo con la giusta dose di leggerezza

Qual è il segreto della vostra comunicazione, secondo te?

Un punto di vista sempre personale sul mondo, una comunicazione schietta, senza peli sulla lingua, una finestra aperta sulle nostre vite personali.

A tuo parere, quali sono le differenze tra i classici mezzi di comunicazione, come i quotidiani, ed il modo di comunicare di voi blogger?

Nei classici mezzi di comunicazione non c’è interazione, non esiste possibilità di scambio o relazione tra chi legge e chi scrive. L’influencer, invece, per quanto seguito possa essere, sembra rivolgersi sempre al lettore e rimane disponibile a coinvolgerlo in tanti modi differenti sempre e comunque. Inoltre è un punto di vista molto specifico che sottende specifici gusti e orientamenti. Chi mi segue generalmente ha i miei stessi gusti, comprerebbe quello che compro io e spesso ambisce a fare quello che faccio io o sogna attraverso i miei racconti e i miei vissuti, quasi come se potesse toccare la mia realtà e sentirla anche un po’ sua.

Quali sono i vantaggi del vostro modo di comunicare?

La libertà di poter dire quello che si vuole come si vuole e quando si vuole. Sì, decisamente la libertà di espressione senza vincoli.

Quali sono i canali con i quali comunica the fashion mob?

Instagram first. Condividiamo su Facebook il materiale prodotto principalmente per Instagram e poi abbiamo un sito prevalentemente vetrina.

Come vedi il futuro della tua professione?

Continueremo a utilizzare i social network per comunicare noi stesse e magari anche altre aziende in qualità di consulenti, cosa che già alcune di noi fanno avendo aperto web agency specializzate o piattaforme di influencer marketing. Sempre meno testo (ahimè) e sempre più immagini, ancora meglio se video

Molti criticano la comunicazione “patinata” piena di filtri che correggono le imperfezioni, e quindi additata come “finta” tu cosa ne pensi?

Penso che le app di editing e di correzione siano dannose: il rischio di lasciarsi prendere la mano è troppo alto. Questo comporta due svantaggi alla lunga: non sei più la ragazza “normale”, l’amica virtuale imperfetta che ce l’ha fatta e che quindi ti può far ben sperare, ma inizia a diventare irraggiungibile perché troppo perfetta o antipatica perché troppo finta; lanci un messaggio sbagliato di non accettazione.

Da cosa si riconosce il successo di un blogger? Ci dici come facciamo a sapere se la sua comunicazione è efficace?

Dal seguito che riesce a muovere, dalla qualità dei suoi contenuti come video, foto o testi, dalla sua presenza costante dopo tanti anni di lavoro. Tantissimi ci provano, pensano sia molto facile e poi chiudono tutto dopo poco.

Il mondo dei social oggi è parte integrante della vita quotidiana, chi li utilizza per lavoro come te li utilizza anche per la vita privata?

Io tendo a separare nettamente la vita privata da quella professionale. Condivido i momenti di lavoro, anche perché sono spesso ludici e divertenti, così come momento di riflessione personale, magari nelle stories di Instagram o negli articoli del mio blog. Ho scelto di non mostrare mai mio figlio di 3 anni e mezzo perché sentirei di rispondere a un desiderio personale senza tenere conto della sua volontà.

Cosa ne pensi della tua collega Chiara Ferragni?

Penso che sia stata lungimirante e che, come tutte quelle che vedono lungo e arrivano prima di tutte le altre, abbia avuto la strada molto più facile rispetto a tutte quelle che sono arrivate dopo e ci hanno provato. Penso che a volte sembri troppo “bionda” ma che non lo sia affatto e che si goda la vita e l’impero che ha saputo costruire. Lunga vita a donne giovani imprenditrici come lei.

Quali sono i Social sui quali conviene essere presenti oggi per un’azienda? C’è differenza se bisogna pubblicizzare un prodotto oppure un servizio, generare brand awareness oppure far conoscere un personaggio?

Tutti si stanno spostando su Instagram. Gli influencer lo hanno fatto a seguito delle richieste delle aziende. Ma dipende sempre da quale target vuoi raggiungere e, come dici bene tu, dall’obiettivo. Instagram, però, riesce a rispondere a quasi tutti gli obiettivi visto che è diventato da poco anche shopable (puoi acquistare direttamente cliccando sull’immagine). Amo molto YouTube, scoperto da poco, perché li puoi evitare di essere troppo conciso e perché alcuni brand hanno bisogno di recensioni e di racconti dove si veda, si senta e si tocchi il prodotto o lo si racconto a voce.

Abbiamo sentito che le regole dei giochi sui Social sono molto cambiate… per le aziende è molto più difficile farsi pubblicità se non pagando e sponsorizzando i propri post, cosa ne pensi in merito?

Dico che Zuckemberg ci ha fatto molto arrabbiare: prima ci ha invitato a far crescere la nostra fanpage, spesso sponsorizzandola a pagamento, e adesso ci induce a sponsorizzare ogni singolo post se desideriamo che quella fan page venga raggiunta per intero. Insomma, un grande investimento anche inaspettato e sempre più costoso. Quindi direi che non è difficile, è solo spesso molto costoso a meno che, e questo fortunatamente accade ancor, tu non riesca a creare post talmente belli e coinvolgenti da diventare virali in pochi minuti, in quel caso Facebook ti premia e ti dà grandissima visibilità.