Nel panorama della moda italiana arriva un nuovo brand, Quintastagione, fondato a Torino dalla designer Silvia Giribaldi. L’ispirazione principale si lega all’estetica del punk britannico, uno stile a cui la stilista è molto legata.
Ciò che differenzia questo brand da tanti altri è l’approccio alla stagionalità. Gli abiti possono essere indossati in ogni momento dell’anno senza una stagionalità predefinita. Tutti i pezzi della collezione sono realizzati con materiali sostenibili.
Le collezioni
Ciascuna collezione sarà pensata come una Capsule Collection, dove ogni abito racconta una storia senza tempo e senza stagione. Fil rouge sarà il filo nero, talvolta a contrasto con i materiale ma volutamente scelto come nota distintiva. Dall’estetica punk ritroviamo taglio e cuciture volutamente imperfetti. Infatti, segno distintivo del brand sarà proprio “il difetto”.
Sostenibilità
Punto cardine dell’intero processo di creazione e produzione dei capi è la sostenibilità. La scelta è quella di ridurre gli sprechi scegliendo tessuti di fine serie e fibre naturali da mixare nei capi realizzati artigianalmente. Diverse collaborazioni sono state messe in atto unendo la stessa filosofia di sostenibilità ed etica come grido a favore dell’ambiente in cui viviamo. Una tra le più rilevanti è la collaborazione con la cantante e performer Camilla Fascina, attiva sostenitrice di un progetto in difesa dei mari. Per lei sono stati creati abiti con un forte richiamo al mondo ittico, come possiamo vedere in questo video:
La designer di Quintastagione – Silvia Giribaldi
Muove i primi passi nella moda inizialmente come stylist e studentessa di moda a Torino e successivamente, si trasferisce a Londra per continuare il suo percorso presso la Saint Martin. Gli anni di permanenza in Inghilterra la avvicinano alla cultura del British Punk ed alla filosofia della stilista Vivienne Westwood. Fermamente convinta che la moda rappresenti un’evoluzione continua, ha studiato diverse tecniche di modellistica sartoriale tra cui il moulage ed il TR-Cutting, passando poi alla modisteria dei cappelli.
“Credo che gli abiti che indossiamo abbiano un’enorme potenza comunicativa. Sono messaggi forti lanciati verso il mondo che ci circonda.. li possiamo trovare tra le pieghe di un tessuto, tenuti assieme da cuciture e bottoni o nei colori che più ci rappresentano in quel momento.”