L’arte dell’Alta Moda, l’Alta Moda nell’Arte: le Dee di Boldini rivestite da Charles Frederick Worth

Fra Haute Couture e sensualità
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Unico artista in grado di conferir esemplare ed irresistibile sensualità alle sue aristocratiche modelle senza mai denudarle – come farà soltanto in memorabili ritratti privati di amanti e favorite – ed esaltandone piuttosto gli straordinari abiti che ne fasciano ed accarezzano le forme invariabilmente snelle, in un virtuosismo pirotecnico di sciabolate di colore, Giovanni Boldini saprà conferire per primo,  alla  nascente haute couture francese, tutta la sua futura, e leggendaria, celebrità.

Tirannico e determinato nello scegliere personalmente l’abito che gentildonna di turno avrebbe dovuto indossare per il ritratto, al punto da obbligarla a farselo confezionare, nell’eventualità remota che nel presumibilmente vasto guardaroba della Signora non vi fosse quello che soddisfaceva senza riserve gusti ed estetica del maestro, Boldini fu il primo a comprendere – esattamente – il potere della Moda e delle testimonial d’eccezione, in un reciproco gioco di scambi virtuosi nel quale capolavori di sartoria e protagoniste della mondanità internazionale si illuminavano ed esaltavano vicendevolmente, al punto che durante memorabili esposizioni delle sue tele, erano montati su manichini o fatti direttamente sfilare da modelle gli abiti delle Maison di moda che lo avevano ispirato o erano stati fisicamente indossati dalle aristocratiche effigiate.     

Le sartorie di lusso parigine facevano a gara ad offrire in mostra le proprie creazioni più esclusive in occasione dei vernissage del maestro, per proporre alle future clienti – aristocratiche o avventuriere che fossero – un’antologia del meglio della loro produzione che avrebbe potuto eternare e celebrare l’effimera gloria di nobili rampolle o scaltre ereditiere americane in cerca di marito.

Boldini si specializzò, con una tecnica inimitabile di pennellate oblique e saettanti di colore e con una resa pressoché futurista e audacemente sintetica dei tessuti e degli incarnati, nel ritrarre l’Idea e l’Impressione degli abiti indossati, in una superba istantanea – molto più evoluta e sperimentale della pur rivoluzionaria pittura di Monet o Renoir – che non poteva non soggiogare spettatrici e committenti dei suoi quadri.

Come sentenziava Cecil Beaton, fotografo impareggiabile di dive hollywoodiane e celebrità del jet set, fatalmente ispirato dalle tele dell’artista ferrarese: Boldini sapeva esattamente riprodurre la sensazione folgorante che le Donne sentivano di poter suscitare quand’erano viste nei loro momenti migliori…

E officiante e maestro riconosciuto di quei momenti migliori fu – incontestabilmente – il capostipite assoluto e geniale di tutti i Couturier, il primo ad aver strutturato in maniera innovativa e moderna una Maison di Moda di lusso secondo canoni e modalità ancor oggi fedelmente emulate dagli stilisti più celebri, sottraendola all’anonimo artigianato e rendendola un’ambita Fucina del Desiderio: Charles Frederick Worth.

Sarà proprio il sarto inglese a far sfilare i suoi modelli in anticipo rispetto alla stagione, ad apporre etichette con la sua griffe – divenuta in breve leggendaria – all’interno dell’abito, a utilizzare le prime indossatrici per presentare le sue creazioni in quelli che diverranno immediatamente eventi mondani di straordinario richiamo, a fornire i cartamodelli delle sue creazioni sul mercato per scongiurare il rischio d’imitazioni dozzinali ed a proporre con regolarità nuove mise mutando in continuazione tessuti, guarnizioni, disegni e modelli. 

In tal modo l’universo della moda entrava, perentoriamente, nell’era dell’industrializzazione, iniziando un percorso che, come detto, l’avrebbe reso uno dei beni di consumo più iconici e più caratterizzanti la nuova società di massa.

Per quanto Worth dovesse l’iniziale, travolgente successo a due testimonial d’eccezione come la raffinata principessa Pauline von Metternich, nipote del celebre statista e moglie dell’ambasciatore d’Austria, che lo aveva presentato all’Imperatrice Eugenia de Montijo, consorte di Napoleone III divenendone ufficialmente Sarto di Corte, purtuttavia – con geniale e democratica avvedutezza – lo stilista britannico non tradì mai l’alta borghesia europea ed americana, che vide in lui il solo in grado di celebrarne ed illuminarne i fasti, e lo reputò sempre non un artigiano d’eccezione ma un autentico Artista a tutti gli effetti.

La sua interpretazione d’una femminilità sensuale e inimitabile, autocosciente e mai passiva, con l’affermazione d’una Donna Dea e Signora assoluta della ribalta e della mondanità, farà epoca e segnerà un punto autentico di non ritorno, nell’alta moda come nella cultura fra Otto e Novecento, echeggiato e riverberato dalle Divine Creature dell’amico Giovanni Boldini che all’alba del nuovo secolo sapranno rivendicare, con grazia e perentorietà, il loro ruolo di protagoniste sulla ribalta – splendente e tormentata – degli anni che segneranno i nuovi destini del Mondo.