Poi accade che scrolli centinaia di immagini dalla home di Instagram ed improvvisamente il tuo dito si ferma perché hai visto quella cosa che ti colpisce, ti incuriosisce, ti trasmette un’emozione. A me è capitato questo quando ho visto per la prima volta le foto di Frames of Sugar di Antonella Pagliaroli.
Non si tratta solo di fotografare dolci squisiti.
Frames of Sugar riesce ad immortalare gli odori, un caloroso senso di casa, un ricordo d’infanzia, una coccola dolce. Ti immergi in un’atmosfera senza tempo, essenziale ma non minimale, che ha l’essenza delle “cose buone fatte con amore”.
È un percorso visivo emozionale oltre che prelibato, la cui ispirazione parte proprio da un ricordo di infanzia:
la food photographer Antonella Pagliaroli racconta sul suo blog dell’incanto che provava da bambina quando guardava la madre e la nonna impastare dolci e sfornare biscotti. La descrive come una magia: dalle uova fresche prese nel pollaio ad una dolcissima pasta frolla. Ed è di quella magia che sono intrise le sue foto a tratti fiabesche, ambientate in uno scenario vintage e tradizionale che risulta estremamente attuale. Si, perché nel gelido mondo degli schermi piatti abbiamo bisogno di qualcosa che ci ricolleghi ad un senso di autenticità.
La genuinità di Frames of Sugar ha conquistato quasi 60k followers, ed il suo occhio meticoloso è stato scelto da marchi iconici come Grana Padano, Gentilini, Le Tre Marie, Aperol e tantissimi altri.
Abbiamo avuto il piacere di “disturbare” Antonella di Frames of Sugar per un’intervista su FNM. Ci ha raccontato di come prendono forma le sue immagini, del suo rapporto con i social e delle sue esperienze lavorative.
Antonella, le tue non sono solo foto di piatti prelibati: riesci a costruire un’atmosfera calda ed accogliente e la tua passione per la cucina, così come l’attenzione per ogni singolo dettaglio, arrivano forte e chiaro. Raccontaci di come è nata la tua food gallery.
Grazie mille 🙂 Ho aperto il mio blog “Frames of sugar– Fotogrammi di zucchero” nel 2013, per unire la passione per la cucina e quella per il cinema: le ricette erano tratte o ispirate dai film che all’epoca recensivo (la mia prima ricetta è stata la creme brulé di “Amelie”).
Solo dopo un anno però la passione per la cucina e per la fotografia hanno preso il sopravvento e ho iniziato a sentire un po’ stretta la formula cinema-cucina, avevo voglia di sperimentare e mettermi alla prova senza avere troppe limitazioni nella scelta delle ricette. Il mio blog si è quindi trasformato in un più “tradizionale “ blog di cucina, ma ho puntato sempre di più, giorno dopo giorno, sulla capacità straordinaria della food photography di raccontare storie e creare atmosfere capaci di trasmettere emozioni.
Quanto tempo è necessario per allestire un set? Quando arriva la certezza che tutto sia “al posto giusto”?
Quando inizio a fotografare ho sempre e solo in mente un certo stato d’animo che vorrei ricreare. Scelgo alcuni props che potrei usare, ma ancora non so che tipo di stile sceglierò e quali oggetti di scena utilizzerò alla fine. Fotografare per me è un percorso creativo, non so mai dove mi porterà, quale sarà il risultato finale, né il tempo che impiegherò: possono volerci pochi minuti o tante ore. Studio la luce per creare l’effetto che più mi colpisce, poi sposto i vari oggetti di scena per cercare di costruire un’armonia e cambio angolazioni e inquadrature, fino a quando sento di aver creato un qualcosa che mi conquista.
Hai collaborato con tante testate e brand importanti come Kenwood, Carrefour, Gentilini o Cucchiaio d’Argento. Qual è stata la collaborazione che ti ha messa più alla prova? E quale la più emozionante?
Ho lavorato per molti anni per una rivista di cucina che mi chiedeva uno stile fotografico essenziale, semplice e poco narrativo, con una luce diffusa e piatta. Spesso le richieste dei grafici differivano dalla mia visione della fotografia: amo utilizzare determinati colori, props vintage e lavorare sulla luce che scolpisce gli oggetti e crea atmosfere (non riesco a concepirla come semplice fonte di illuminazione). Era davvero difficile creare qualcosa di completamente estraneo al mio stile e soprattutto al mio gusto. Quell’esperienza, per quanto dura, mi è servita molto: ho imparato a separare quello che è il lavoro dalla mia passione, a tenere distinte le richieste del cliente dalla mia personale visione.
La collaborazione più emozionante è stata quella, durata un paio di anni, con le colleghe Ilaria Guidi e Daniela Tornato per In the Mood, un magazine on line di ricette stagionali, foodphotography e lifestyle che si può trovare ancora su Issuu. E’ stato davvero bello dedicarmi con le mie amiche non solo alla realizzazione fotografica del progetto, ma anche alla parte grafica, all’impaginazione, all’ ideazione dei temi, alla stesura dei testi, alla ricerca della costruzione di un’armonia tra le varie pagine della rivista.
Sei più una tipa da reel o da foto?
Ho iniziato a realizzare video da poco tempo e devo dire che per me è sempre divertente ed elettrizzante. Per quanto ami i video però, sento di essere più legata alla fotografia: catturare un istante e provare a raccontare una storia attraverso una singola immagine è ancora la cosa che mi appaga di più.
Il beneficio dei social ed il limite dei social per la propria carriera secondo Antonella:
Lavorando con i social, non posso che essere grata della loro esistenza; attraverso i social è possibile connettersi e condividere i propri contenuti con utenti situati in diverse città, stati e paesi in tutto il mondo, creare una community di persone interessate che condividono con noi passioni e interessi, scoprire utenti che possono ispirare e arricchire il nostro lavoro, come anche la sfera delle nostre relazioni.
Ovviamente c’è anche un altro lato della medaglia: i social media creano dipendenza e possono condizionare gravemente il nostro stato d’animo. Può capitare di sentirsi frustrati dall’impossibilità di controllare i risultati che si possono raggiungere. Spesso a determinare il successo di un post e la crescita del nostro profilo, ci sono dinamiche non facilmente controllabili. E’ facile, per chi lavora con i social o vorrebbe farlo, sentirsi impotenti di fronte a un post che non funziona e che magari ci è costato molto impegno, sentirsi atterriti nei momenti in cui il proprio profilo smette di crescere o perde follower. Anche se è difficile, è importante non disperdere le proprie energie focalizzandosi sul numero dei followers e dei like, ma restare concentrati su quello che si vuole fare, sul proprio lavoro di creazione di contenuti.
Instagram e i social poi mostrano un mondo di bellezza e perfezione che differisce dalla realtà: non bisogna dimenticare che i contenuti vengono creati ad hoc e modificati, dietro c’è un lavoro di costruzione ed è importante esserne coscienti, altrimenti il rischio è quello di provare un continuo senso di inadeguatezza confrontandosi con gli altri. I social sono un beneficio, ma bisogna utilizzarli con consapevolezza.
Tu sei una di quelle donne che si è “fatta da sola”. Quale pensi sia l’arma più importante per farsi un nome in questo campo così competitivo?
Io credo fortemente che la genuinità e la perseveranza siano le armi vincenti in questo campo. Anche quando l’impegno è costante può succedere di non riuscire a vedere risultati, soprattutto quando si lavora sui social. So che è difficile, ma è importante concentrarsi su quello che si sta facendo, metterci passione e divertirsi, senza concentrarsi troppo sui risultati, altrimenti si rischia di scoraggiarsi e abbandonare. Per questo è importante essere se stessi, fare le cose che ci piacciono e che sono nelle nostre corde, senza sforzarsi di essere diversi, solo perché ora va di moda così o perché il trend del momento ci porterebbe su un’altra strada. Per esempio, so che la tendenza generale sui social è quella di mostrarsi, raccontare la propria vita in ogni istante, metterci la faccia, io però sono una persona timida e riservata e ho scelto di non mostrare troppo me stessa o la mia sfera privata, nonostante sia consapevole del fatto che nel mondo dei social, soprattutto di Instagram, questo potrebbe essere un limite. Genuinità per me è proprio questo: portare avanti la propria visione, essere coerenti con se stessi e fare quello che ci viene più naturale, senza lasciarsi troppo condizionare da quello che sarebbe giusto secondo gli esperti. Solo così è possibile essere costanti e non perdere la determinazione.
Cosa bolle in pentola? Hai qualche nuovo progetto in cantiere di cui vorresti darci una piccola anticipazione?
Sto lavorando alla ristrutturazione di un piccolo studio fotografico che sarà pronto tra qualche mese, sono entusiasta all’idea di poter utilizzare nuove ambientazioni per le mie foto e non vedo l’ora di poterlo utilizzare!