E tu che MODAlità segui? A Roma, una giornata dedicata alla moda green con l’evento “MODAlità sostenibile. Moda Etica vs. Fast Fashion”

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L’industria del fashion è fra le più inquinanti al mondo, ma qualcosa sta per cambiare. Eventi come quello di ieri, 24 Maggio, ne sono la dimostrazione. Dopo anni di silenzio e di sporcizia nascosta sotto i tappeti, è il momento di parlarne, prenderne consapevolezza, trovare soluzioni. Questo è lo scopo di MODAlità sostenibile. Moda Etica Vs. Fast Fashion, una giornata organizzata da Casetta Verde e Movimento per la Decrescita Felice. 

Laboratori, talk, conferenze ed arte ecologica hanno monopolizzato l’attenzione dei presenti presso la location di Casetta Verde. Lucia Cuffaro (progetto Casetta Verde e Movimento per la Decrescita Felice) è stata moderatore della conferenza. Il nostro direttore, Barbara Molinario, ha partecipato in veste di relatore con un intervento dedicato ai tessuti. 

È stata introdotta la Campagna Abiti Puliti, una delle quattordici coalizioni nazionali della Clean Clothes Campaign in Europa che si occupa di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini alle tematiche di moda etica, nonché a fare pressione verso imprese e governi affinché assicurino il rispetto dei diritti dei lavoratori dell’industria della moda.

L’Economia Circolare è una delle soluzioni più efficaci in risposta al Fast Fashion. La rivoluzione del fashion system si snoda attraverso tre punti fondamentali:

  • Puntare su prodotti che durino più a lungo
  • Aumentare l’utilizzo di materie prime derivate da materiale riciclato
  • Garantire al consumatore una trasparenza della filiera.

Il Fast Fashion non è un problema solo per l’ambiente. Non dimentichiamo che questa fetta del sistema moda sfrutta il lavoro minorile, sottopaga i suoi dipendenti, non rispetta i diritti dei lavoratori con retribuzioni non eque ed offre una scarsa sicurezza sul posto di lavoro. Perchè acquistare un prodotto dalla qualità deludente che provoca tanti danni a livello ambientale e sociale?

Impatto ambientale della moda – il rapporto ONU

Ciò che abbiamo appreso dal rapporto ONU circa l’impatto ambientale della moda è preoccupante. 

L’industra del fashion:

  • Produce dall’8% al 10% di tutte le emissioni globali di CO2
  • È responsabile del 20% dell’acqua sprecata a livello globale

A questi dati dell’ONU, si aggiunge:

  • L’uso di sostanza alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) nella filiera della moda che è la seconda causa globale di inquinamento delle acque (dopo l’agricoltura)
  • L’industria della moda è responsabile della produzione del 35% delle microplastiche che finiscono nei mari e negli oceani, soprattutto del poliestere, ampiamente diffuso nel Fast Fashion

I relatori

L’incontro ha visto la partecipazione della referente campagna Abiti Puliti, Cecilia Frajoli Gualdi (presidente Dress The Change), Barbara Molinario (giornalista di moda etica e pres. di Road to Green), Veronica Gabriele (associazione Inspire-ecoparticipation), Alessandra Gallo (consulente per la moda sostenibile), Annalisa Di Piero (Associazione Salvamamme), Claudia Esposito e Marcella Lentini Associazione “Nei tuoi Panni”, Chiara D’Errico e Alessandra Ciarla Movimento per la Decrescita Felice di Roma.

Hanno moderato Lucia Cuffaro e Lina Fusaro progetto Casetta Verde e Movimento per la Decrescita Felice.

 

Tessuti inquinanti Vs tessuti etici

Come riportato in precedenza, il nostro direttore, Barbara Molinario, ha parlato dei tessuti inquinanti e nocivi per la salute del Fast Fashion, in contrapposizione alle nuove fibre vegetali etiche e sostenibili. A cominciare dal Pinatex, una fibra ricavata dalle foglie della pianta di ananas. Si presenta come un materiale morbido, duttile resistente che si può utilizzare nel settore abbigliamento ma anche per accessori e tappezzeria. Anche dalla fibra dei banani può nascere un tessuto: è il Bananatex, brevettato dall’azienda svizzera QWSTION. Questo è un tessuto particolarmente resistente, adatto, quindi, ad accessori come borse e zaini. Avete mai sentito parlare di Orange Fiber? È un orgoglio tutto italiano: nasce, infatti, in Sicilia ed è la prima fibra al mondo ad essere estratta da scarti della produzione degli agrumi. Orange Fiber è un tessuto molto simile alla seta ed è attualmente utilizzata dal brand di lusso Salvatore Ferragamo. 

Elettra Nicotra