Umoristico, eccentrico, fantasioso. Il Camp Style, dagli anni ’60 a oggi, ha sempre vestito la scena artistica, con una moda teatrale, avanguardista e sopra le righe. Il gusto per l’esagerazione in moda è anche tema del prossimo Met Gala “Camp: Notes of Fashion”.
Presso il Metropolitan Museum of Art di New York verranno messi in mostra 175 capi di 37 diversi stilisti e brand a partire dal 9 Maggio, fino all’8 Settembre 2019. Due saranno i percorsi: il primo, attraverserà le origini del Camp, dai dandy vittoriani fino alla rivolta di Stonewall. Il secondo, tutto dedicato al fashion contemporaneo con modelli di Moschino, Prada, Gucci, Chanel, Yves Saint Laurent, Balenciaga, John Galliano, Jean Paul Gaultier e tantissimi altri. Testimonial della mostra sono Alessandro Michele, Lady Gaga, Anna Wintour, Serena Williams e Harry Styles.
Ho avuto il piacere di condividere qualche pensiero sul camp style nel corso di Tg2 Costume e Società, insieme alla mia amica blogger Fiamma Andrioli, la stilista Tania Mazzoleni, l’hairstylist Franco Russo e la truccatrice Monica Capriotti:
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Sebbene le vere e proprie origini del camp style risalgano ai primi del ‘900, è negli anni ’60 che questo diventa una vera e propria subcultura, con Andy Wharol e la sua Factory fuori dal comune, frequentata da musicisti, attori, modelle, fotografi, registi ed artisti.
“The Souped Dress” – Andy Warhol
Negli anni ’70, massimo esponente del camp style è David Bowie, il cui grande successo “The Rise and Fall of Ziggy Stardust”, uscito nel 1972, segna la nascita del glam rock. Lustrini, trucco esagerato, jumpsuit multicolor, stivali con zeppa e pvc sono i nuovi “capi basic”.
David Bowie
Lo stile di Bowie, viene ripreso da Jean Paul Gaultier nella collezione primavera/estate 2013.
Gli anni ’80 sono quelli dell’esagerazione per eccellenza: spalline gigantesche, capigliature voluminose, trucco estroso, tinte accese, gonne voluttuose a vita alta. Star come Madonna e Michael Jackson dominano la scena, non solo per i grandi successi discografici, ma anche per la loro stravaganza in fatto di moda. È questo il momento in cui Jean Paul Gaultier, per la prima volta, elabora i suoi storici e provocatori corsetti, lanciando il nuovo concetto di underwear-outwear.
Jean Paul Gaultier, autunno/inverno 1984
La moda anni ’90 è dominata dal gusto ugly-fashion e dalla scena grunge di Seattle, tuttavia lo stile camp trova ampio spazio, soprattutto nelle collezioni di Gianni Versace. Sfila nel 1991 il “Marilyn Dress” indossato da Naomi Campbell. L’intera collezione è, infatti, un tributo a Andy Warhol.
Negli anni 2000, la regina del camp è senza dubbio Lady Gaga. Fra gli styling che l’hanno resa un’icona del Fashion, curati anche dal celeberrimo Nicola Formichetti, gli occhiali-sigaretta, il meat-dress, il bubble dress e le centinaia di diverse parrucche di ogni taglio e colore. Indimenticabili gli Armadillo Boots e le pumps Sea Creature di Alexander McQueen.
Ed eccoci arrivare al contemporaneo, con Alessandro Michele, il designer che ha ridefinito l’estetica di Gucci facendolo diventare il brand più osannato e desiderato del momento. Dalla collezione primavera/estate 2018 una jumpsuit circense decorata con cristalli.