Si è appena conclusa una settimana all’insegna dell’eleganza più ricercata al mondo. Parliamo di Paris Haute Couture, dove i più prestigiosi designers hanno presentato le collezioni primavera/estate 2019. Scopriamo insieme il meglio visto in passerella.
L’head designer di Schiaparelli, Bertrand Guyon, si ispira ai ricordi d’infanzia di Elsa Schiaparelli, raccontati nell’autobiografia “Shocking Pink”. Pare che la giovane Elsa, avesse voluto mettere una manciata di semi dentro le sue orecchie, per avere, poi, fiori su tutto il viso. Un surrealismo colorato e fantasioso che si traduce in una collezione mozzafiato, alla cui vista è impossibile non sorridere. I petali dei fiori diventano volant sulle spalle, le foglie ricoprono maxi gown dress, piume colorate, broccati preziosi in stile Marie Antoinette e costellazioni stampate sui completi. Totally bloom!
Un’ispirata Maria Grazia Chiuri, presenta, per Christian Dior, una collezione che eleva l’arte circense fino a farla diventare couture. Tutte le modelle indossano le tipiche cuffiette da acrobati del circo, che però, abbinate ai colli alti, danno un senso di reale rigore. Mai senza crinoline e trasparenze, così come alle contaminazioni vittoriane fatte di volant, fiochi a contasto, pizzo, tulle a pois e maniche a sbuffo. “Ridi, pagliaccio!”: il tocco finale è dato dal make up da clown con lacrima nera, che non era mai stato così chic!
Il fatto che Giambattista Valli si sia ispirato anche all’estetica di Yves Saint Laurent per questa collezione, non desta sorpresa. Nelle prime uscite di sfilata, tanti minidress che sembrano quasi una voluta citazione. Sono caratterizzati da ricami preziosi, fiocchi giganti, piume, stampe floreali ed accompagnati da cowboy boots. Una formula molto familiare. La seconda parte del fashion show, vede una donna letteralmente “sommersa” da strati di tulle e seta. I tagli, tutti asimmetrici, lasciando alle gambe il compito di mostrare un po’ di sensualità.
A prima vista, potrebbe sembrare il classico stile Chanel. Quello che ci fa puntualmente innamorare, ma che non porta, tuttavia, grosse novità. La seconda vista, però, quella che scruta i dettagli, è ciò che più conta. Karl Lagerfeld fa capolino fra il settecento e gli anni ’80, lasciando parlare le sottigliezze. Piccole note di stupore che rendono un capo unico, eccezionale. Dapprima, le silhouette sono slim, con completi in pied de poule e tweed. Una palette pacata e pastello che profuma già di primavera. Poi, le linee si fanno più strutturate con spalline marcate ed appuntite, punto vita segnato e taglio dritto. Ma c’è già un pizzico di ciò che ci aspetta dopo: dettagli in tulle arricciato sugli orli delle gonne e sui polsini, a contrasto cromatico. Ora, le gonne si accorciano e si gonfiano diventando a corolla. Fiori tridimensionali vengono svelati dagli spacchi degli abiti… ed ecco pian piano i volumi prendere spazio, con mini gonne in tulle arricciato e piume, balze sovrapposte e pizzo nelle tinte pastello.
Giorgio Armani saluta il grande Maestro del cinema Bernando Bertolucci, scomparso lo scorso Novembre, facendo sfilare le modelle sulla soundtrack del film The Conformist. La sfilata si apre con una jumpsuit ed un completo in jacquard metallizzato, con tocchi di rosso a preannunciare i forti cromatismi delle uscite successive. La collezione è dominata dal blu pop e dal rosso acceso, con chiari riferimenti all’Op Art nei pattern ed all’Art Decò nei motivi floreali. Le silhouette vedono spalline marcate ed appuntite, con lo slancio verticale delle scollature a V profonde. Ammaliati dal movimento dei pantaloni fluidi in tessuto plissettato, veniamo introdotti a frange, orientalismi come il maxi kimono, patchwork e balze. Si esce di scena sulle note del total black, finché una sposa completamente ricoperta dal tulle del velo non chiude lo show.
Il nome di Elie Saab dovrebbe essere un sinonimo ufficiale della terminologia Haute Couture. Lui non crea abiti, ma veri e propri sogni. Per questa collezione, si ispira ad elegantissime sirene da un milione di dollari! Eteree fra tulle e cristalli del colore del mare. Paillettes argentee e coralli ricamati sul crepe di seta. Taffetà iridescente, tulle ed organza in un mix di esagerazioni e semplicità. In look senza tempo e drappeggi ultra terreni che sanno di miti e dei.
Al prossimo Met Gala, il cui tema è il camp style, ci aspettiamo proprio di trovare sul red carpet qualche creazione di Jean Paul Gaultier, la cui collezione è assolutamente in tema. Non si parla solo di qualche nota fuori dalle righe. Da rivoluzionario delle linee, c’è la continua ricerca verso nuove strutture e silhouette, con risultati, come sempre, sorprendenti. Colori super pop per opere scenografiche. Si, perché definirli abiti è troppo riduttivo, questa è arte in movimento. Di certo non adatti ad un evento formale, ma sicuramente di grande effetto sul palco scenico o su un videoclip musicale.
Anche Zuhair Murad prende ispirazione da una fantastica e fantasiosa vita sotto al mare, dove principesse sirene vivono felici e contente fra le meraviglie celate dagli abissi. Peccato, però, che gli abissi celino, in realtà, strati e strati di plastica e spazzatura! Ma atteniamoci al sogno! Questo mondo acquatico, viene raccontato, anzitutto, dalle diverse varianti cromatiche: il blu degli abissi, il turchese dei mari cristallini caraibici, il rosso dei coralli; l’argento, il bianco e lo champagne per terminare in opulenza. I tagli asimmetrici per lasciare le gambe scoperte; le scollature profonde e sensuali. Le trasparenze del tulle con ricami gioiello, accostato a leggerissima seta. Mini abiti ruffle o monospalla che accompagnano la silhouette in modo sinuoso con spacchi generosi. Texture metallizzate, ruches esagerate in uno sfarzo che potremmo definire “da red carpet”. Non a caso, Murad è uno dei designers più indossati dallo starsystem.
Pierpaolo Piccioli, head designer di Valentino, affoga letteralmente le modelle nel tessuto, forse in troppo tessuto. Attenzione, ci troviamo, comunque, davanti a veri e propri capolavori sapientemente realizzati da una delle migliori scuole sartoriali in circolazione. La sfilata si apre con un’eccentrica cappa di rose di tessuto scuba, ovvero neoprene. Questo si è rapidamente diffuso nell’haute couture negli ultimi anni, nonostante si tratti di una materia prima “povera”, utilizzata per le tute da sub o da surf. Eppure, riesce a conferire ai capi la giusta tridimensionalità, soprattutto in questo caso. Il taffettà diventa alleato principale del gioco di volumi, in tonalità iper-accese come il fucsia. Tutto è over: maxi fiori, maxi balze, maxi ruches, maxi silhouette. Ma poi… eccola arrivare, una Venere in nero che si cela a stento fra le trasparenze dell’unico abito nero a sfilare: Naomi Campbell, che si commuove dopo l’ovazione ricevuta.