Diciamolo: forse l’epoca delle grandi band è finita. Forse è arrivato il momento di co-operare fra musicisti in una chiave diversa, più libera.
L’approccio di Joshua Thriller è quella di un team creativo. Il suo ideatore, Giorgio Indaco, ha pensato di creare un vero e proprio contenitore di collaborazioni musicali dove, di volta in volta, ruotano musicisti portando idee, ispirazioni, carattere e sound.
L’evoluzione la vedremo senz’altro nel tempo: il fatto di coinvolgere sempre nuove personalità darà una spinta molto più fresca e dinamica. Con questa modalità sarà praticamente impossibile “ripetersi”, un rischio che corrono tutte le band, anche le più blasonate.
Joshua Thriller si presenterà sempre con qualcosa di nuovo, appunto per la rotazione dei protagonisti.
È stato lanciato il 9 Ottobre il primo singolo del progetto, “Cloud on the Water”, con la voce solista di Federico Romeo. L’intera produzione musicale è stata curata da Giorgio Indaco. Un brano rock/funk dal ritornello incisivo. È interessante vedere come siano riusciti ad ottenere un sound moderno, partendo da uno stile vintage che adesso sta ritornando di tendenza.
Nel video clip la formazione è composta da Giorgio Indaco (chitarra), Federico Romeo (voce), Ciccio Bassi (basso) e Paolo Ferrarotto (batteria).
Per le riprese è stata scelta una location “realistica”, ovvero la sala prove dove effettivamente questo progetto musicale è nato e cresciuto, l’Associazione Musicale “Solo Suono” di Catania.
Lo styling di Joshua Thriller – il making of degli outfit
La collaborazione fra me, fashion editor di FNM Magazine e Joshua Thriller è iniziata una volta sentita la prima demo di “Cloud on the water”. Ho subito immaginato uno stile Mark Ronson (chitarrista e produttore di Bruno Mars, Lady Gaga ed Amy Winehouse): dandy, vintage che tradotto in moda significa Gucci e Versace.
L’idea è stata subito accolta da Joshua Thriller e così ho iniziato a comporre quattro outfit: il primo, quello di Giorgio Indaco, assolutamente in stile Mark con una giacca strutturata rosa (assolutamente Versace), pantalone sartoriale, canotta a coste basic, occhiali Ray Ban modello Blues Brothers, calzature Creepers in stile rockabilly e catene dorate al collo con pendente per un tocco urban gangsta. Questo outfit è un mix di gusto retrò, gioventù bruciata e stile metropolitano.
Il vocalist, Federico Romeo, con la sua capigliatura super wavy, mi ha subito ricordato Bruno Mars. Ho voluto giocare con un print audace in stile Versace, scovando una camicia di Zara della corrente collezione con una stampa multicolor Rainbow. Anche il girocollo chain con pendente ricorda il ciondolo Medusa dello storico brand italiano. Scovato in store da H&M al reparto accessori donna, collezione attuale. Era necessario, a questo punto, un tocco funk anni ’70, l’accessorio che fa la differenza. Si tratta di un paio di Ray Ban modello Aviator con lenti arancioni. Non è forse questo dettaglio a dare carattere all’intero outfit?
Al basso, Ciccio Bassi. Non ho voluto snaturare quello che è il suo look abituale, in stile anni ’70. Ho pensato: total white. Minimal. Ma il dettaglio del pantalone a zampa di elefante, della blusa in lino morbida, lo rendono etereo ma rock, come Ted Neely in Jesus Christ Superstar.
L’ultimo outfit, ma non per importanza, è quello del batterista, Paolo Ferrarotto. In questo caso, ho totalmente cambiato le carte in tavola: mentre il suo look abituale è molto in stile Pirate/ Vivienne Westwood, l’ho immaginato come un gangster degli anni ’30 con cappello fedora, girocollo a catena, bretelle, pantalone sartoriale e canotta a coste bianca, un elemento che ha fatto da fil rouge fra i vari outfit.
Questa la formula stilistica per il primo capitolo di Joshua Thriller.
Joshua Thriller – l’intervista all’ideatore del concept, Giorgio Indaco
Joshua Thriler non è una band, ma un contenitore di collaborazioni musicali. Da dove nasce l’idea?
L’idea di un contenitore di collaborazioni artistiche è nata da un mio personale bisogno di reagire. Alcuni progetti a cui stavo lavorando non sono riusciti a fronteggiare la pandemia. Molti amici e collaboratori avevano perso entusiasmo ed inevitabilmente ci siamo persi. Io invece non ho mai smesso di suonare, nemmeno un giorno. Ho scritto molte canzoni negli ultimi due anni. Oggi siamo arrivati ad un punto in cui una canzone non la pubblichi solo se non vuoi pubblicarla, stavo solo aspettando il momento per poter ripartire, Produrre, inventare, scommettere su me stesso. Tutti coloro che sono coinvolti in “Cloud on the water” possiedono questo spirito.
Cosa significa il nome Joshua Thriller ?
In maniera comica, l’idea è nata quando ho letto che Tommaso Paradiso stava per pubblicare un album dal titolo “Space Cowboy”. Sui social tutti a scrivere: “Non hai nemmeno l’immaginazione per dare un titolo originale al tuo album”, dato che “A Return of a Space Cowboy” è il titolo di un famoso Album dei Jamiroquai. Il popolo del web è sempre esagerato (ride). A quel punto ho replicato: “Pubblicherò un album che si chiamerà ‘Joshua Thriller'”, un evidente gioco di parole basato su due album/monumento degli U2 e di Michael Jackson. Non era mia intenzione farlo davvero, ma pochi giorni dopo il nome mi risuonava in mente, quindi ho deciso che ne avrei fatto qualcosa. Grazie Tommaso Paradiso!
Quello di cui parli è un nuovo approccio musicale. Pensi che nel 2021 sia necessario cambiare il paradigma? Come vedi il futuro della musica?
Più che necessario è un obbligo. Per troppo tempo la musica è stata declassata a mero intrattenimento di basso livello. Mi ispiro a grandi artisti che, pur intrattenendo milioni di persone, lo hanno fatto per renderle felici, non per deprimerle. Non definirei il mio un nuovo approccio musicale, anzi, mi reputo abbastanza tradizionalista in questo. Forse è questo ritorno alla tradizione che oggi lo fa sembrare un nuovo approccio.
Il futuro della musica lo vedo di nuovo per strada, ma pur sempre ipertecnologico, come quando Muddy Waters passò dal blues acustico a quello elettrico. Lo spero proprio, perché sui social possiamo essere tutti forti, ma è solo dal vivo che si vede di che pasta sei fatto.
Qual è il significato del titolo “Cloud on the water”?
Federico ha scritto il testo pensando a quello che il Rock and roll è: È solo rock and roll, ma il corpo non smette di muoversi, è come in stato di trance, è un’unica cosa con la musica.
“Nuvola sull’acqua” è come un uscire fuori dagli schemi precostituiti della società, per trovare il proprio io.
Quale sound ti influenza maggiormente?
Sono cresciuto con tanta di quella musica che rispondere a questa domanda in poche righe è praticamente impossibile. Come musicista, ho sempre adorato l’approccio di Paul McCartney e Lenny Kravitz, che oltre ad essere grandi songwriter sono anche polistrumentisti di razza. Come produttore sonoro vengo dalla scuola del “wall of sound” di Phil Spector.
Non ho una regola fissa di sound, cambia sempre rispetto al tipo di canzone che si sta producendo. È una continua palestra.
Per te è importante che il musicista sviluppi quante più competenze possibili? Tu, ad esempio, hai scritto, prodotto e registrato “Cloud on the water”
È importante, ma non è fondamentale. “Cloud in the water” l’ho registrata, scritta e prodotta perché appartiene ad un stile di musica che conosco bene. Suonata con la chitarra acustica non è altro che un funk/blues abbastanza canonico. Ho una demo che sembra suonata da un gruppo che cerca di imitare i Rolling Stones.
Sivuramente ci saranno episodi di Joshua Thriller in cui non farò tutto io. Ed è lo spirito con cui è nato questo progetto. Voglio sia un collettivo artistico.
Come si evolverà in futuro Joshua Thriller ?
Stiamo già pianificando l’uscita di un nuovo singolo. Auspico di ottenere abbastanza interesse da riuscire a portare Joshua Thriller dal vivo la prossima primavera. Suonare dal vivo è sempre il mio obiettivo principe, anche se l’idea di produrre musica in studio e farla ascoltare è altrettanto stimolante.