Mercoledì 15 giugno si è tenuto, presso il Centro Culturale Gabriella Ferri, in Via delle Cave di Pietralata n 76, il quinto ed ultimo incontro per il ciclo “Aforismi, massime e pensieri” inserito nella manifestazione culturale “Una Vita da Corsaro. Pier Paolo Pasolini”.
L’iniziativa è organizzata da DBG Management & Consulting, e finanziata dal Municipio IV- Direzione Socio- Educativa.
Per concludere il ciclo di incontri letterari su Pasolini, è stato scelto di guardare la vita e le opere dell’artista con gli occhi di chi lo conobbe e con lui instaurò un rapporto professionale prima e di conflittuale amicizia poi: Alberto Moravia.

Pasolini e Moravia
Ad approfondire il tema insieme a Iantosca e il pubblico anche Angelo Fàvaro, docente dell’Università di Tor Vergata.
Negli anni ’60 Moravia stava vivendo un momento d’oro della sua carriera, dopo il successo del film Gli indifferenti, diretto da Francesco Maselli, e tratto dal suo omonimo romanzo ambientato nella Roma del Fascismo. Un film che aveva turbato nel profondo Pasolini, portandolo a interessarsi a Moravia
L’incontro tra i due avvenne una sera, a cena a casa di Pasolini, quando Moravia fu invitato insieme alla moglie Elsa Morante, che aveva già conosciuto il regista anni prima. La curiosità e la titubanza iniziale si trasformarono presto in un rapporto profondo. Moravia scopre in Pasolini un figlio, un padre e un fratello. Lo apprezza per quell’intelligenza abbagliante che lo caratterizza, ed in lui rivede Gastone, l’amato fratello ormai scomparso. Moravia diceva di Pasolini: “Pasolini parlava poco e quando si esprimeva riusciva a farlo con quella sintesi eccezionale che illuminava chi lo stava ad ascoltare”.
Amici e fratelli
Un’amicizia profonda, ma anche conflittuale, data dalle grandi differenze tra i due, non solo di età (Moravia era più vecchio di 15 anni), ma anche di vita vissuta ed esperienze. Pasolini ebbe un’infanzia che egli stesso definì meravigliosa, in cui otteneva tutto ciò che voleva. Un bambino nevrotico e capriccioso, che si sentì minacciato dalla nascita del fratello, temendo potesse rubargli l’amore della madre. Si laureò a Bologna, con due anni di anticipo, con una tesi geniale per l’epoca. Moravia, invece, iniziò la sua carriera letteraria molto presto. Già a 13 anni era solito leggere manuali di storia, di cui era appassionato, e a 19 anni aveva già fatto molte esperienze. Non frequentò l’università, fu un autodidatta cosmopolita.

I temi centrali
Ebbero posizioni opposte su molti aspetti importanti, come l’aborto e il divorzio, temi importanti in quegli anni. Nel ’68, quando si fecero più insistenti i moti studenteschi, Moravia rimase affascinato dai giovani e da quella rivoluzione che lui non aveva potuto fare. Cercò di avvicinarsi a loro, senza successo, proponendosi come “un proletario che fa l’artista”, ma non fu accolto, poiché i giovani gli contestarono che non era mai stato davvero proletario.
Pasolini, al contrario, vede del contraddittorio in questi movimenti. I giovani universitari appartenevano alla borghesia (gli unici che potevano permetterselo), mentre i poliziotti sono spesso provenienti dal proletariato, dal sud Italia e dai paesini più poveri. Pasolini fu fermamente contro il potere. Per questo motivo fu anche contro la chiesa cattolica, che riteneva una forma di potere che incombeva sul popolo. Nel suo film “Vangelo secondo Matteo”, infatti, Gesù non è visto come il Figlio di Dio, ma come colui che viene a fare rivoluzione in Terra.

I cinque incontri insieme ad Angela Iantosca sono stati un’occasione per rivivere la storia che Pasolini ha raccontato e ci ha fatto vivere. Tanti pensieri, talvolta confusi ma di un’avanguardia pura.
Il viaggio alla scoperta di questo grande poeta non termina qua, per saperne di più e accreditarsi ai prossimi eventi: eventieculturaroma@gmail.como tramite il sito www.dbgmec.com.