Icona incontestata della miglior Arte del Rinascimento e dell’immaginario Pop d’ogni tempo e paese, idolatrata e beffeggiata con eguale trasporto e senza rispetto dagli uni e dagli altri, amata dalle stesse avanguardie storiche e talora incompresa da quei passatisti che dovrebbero difenderla ad oltranza, la celeberrima tavola di Leonardo da Vinci che noi reputiamo convenzionalmente ritragga la nobildonna Monna Lisa Gherardini, andata in sposa al ricco mercante Piero Francesco del Giocondo, continua ad offrirci più dubbi e incertezze di quanto la nostra sete di Verità possa accettare.

Dopo i proverbiali e mai prosciugati oceani d’inchiostro versati per celebrarla o interpretarla, quasi mai risolutivi o davvero attendibili – fra fantasie New Age alla Dan Brown o discutibili serie televisive sulle reti nazionali che trasformano l’artista toscano in un negromante omicida, visionario e cabalista, in una sconcertante deriva anacronistico-complottista destituita d’ogni credibilità, è forse finalmente il caso di considerare col sostegno dei documenti e d’una visione storica corretta che guardi all’opera di Leonardo con gli occhi dei contemporanei, il controverso capolavoro del Maestro.
Anzitutto è indubbiamente sorprendente che un ritratto commissionato da un futuro marito in onore d’una promessa sposa non sia mai stato concluso, ma soprattutto consegnato per tempo al committente e destinatario – che indubbiamente aveva tutti i mezzi economici necessari per far fronte all’impegno dell’artista – e che l’opera sia rimasta nella proprietà e nei beni personali del pittore fino alla sua morte. Altra considerazione singolare è che l’identificazione della gentildonna come Monna Lisa Gherardini sia proposta sostanzialmente da Giorgio Vasari, che non poté conoscere personalmente Leonardo e che pure descrive genericamente il ritratto senza mai averlo visto, poiché non menziona le celeberrime Velature di Colore – quasi una cifra stilistica del Maestro da Vinci e che avrebbero dovuto meritare almeno una menzione esplicativa da parte d’un valente storico e conoscitore d’arte come Vasari – anche in considerazione del fatto che l’opera si trovava allora presso la collezione di Francesco I di Valois, ad Amboise, e non era dunque visibile se non tramite riproduzioni o incisioni in bianco e nero.
E’ dunque probabile che la donna ritratta possa esser Pacifica Brandani, amante del Duca Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e fratello del papa allora regnante Leone X, morta di parto nel dar alla luce l’unico figlio legittimo del duca, ma la prematura morte a Roma, nel 1516 del committente avrebbe obbligato Leonardo, giunto nell’Urbe in sua compagnia, a tener presso di sé il ritratto, divenuto ormai una sorta di testamento ideale d’Arte d’un titano del Rinascimento.