Primo nudo autentico – di rovente e provocatoria sensualità – della grande pittura spagnola d’ogni tempo, precedente di oltre due secoli la pur iconica Maja Desnuda di Francisco Goya, la spettacolare Venere allo Specchio di Diego de Sylva y Velàzquez, custodita nella North Wing della National Gallery di Londra e realizzata probabilmente nel 1651, continua a sedurre con perentoria e urticante intensità la mente e i sensi degli spettatori contemporanei.
Perfetto ingranaggio strategico in grado d’incantare e inchiodare letteralmente l’osservatore estasiato alla fascinosa tela, il capolavoro di Velàzquez – dalla pennellata sciolta e filamentosa, liquida e squisitamente tizianesca – propone in un primo piano immediato le spettacolari natiche vellutate della Dea dell’Amore, che assieme alla magnifica schiena eburnea catturano lo sguardo lascivo dello spettatore, ma mentre questo gode dello spettacolo – che presume rubato e furtivo perché il vero voyeur non vuole una donna che si spogli languidamente per lui ma prova piacere nello spiare la nudità d’una fanciulla inconsapevole d’esser osservata – rialzando lo sguardo dai fianchi della Dea si accorge improvvisamente d’esser osservato.

Lo spione diventa lo spiato, il Voyeur si trasforma in oggetto come mai prima avrebbe sospettato, e i ruoli si ribaltano: alzando gli occhi dal superbo Derrière della fanciulla, egli incontra immediatamente gli occhi di lei riflessi nello specchio, all’altezza dei fianchi, sostenuto da un amorino alato con i polsi avvinti da un nastro di seta rosa, come un autentico schiavo d’Amore che devotamente si propone come ineluttabilmente incatenato al potere della Bellezza.
Un lieve rossore d’imbarazzato piacere si diffonde sul volto di Venere, come compiaciuta e divertita da tanta morbosa attenzione, e il gioco si complica quando si apprenda che la modella d’eccezione dell’opera è la giovane pittrice emiliana Flaminia Triva, amante di Velàzquez e sorella dell’artista Antonio Domenico Triva, modesto allievo di Guercino poi attivo a Monaco di Baviera come pittore di Corte.
Flaminia Triva, incinta del pittore spagnolo, darà alla luce Antonio de Silva, unico figlio dell’artista, ma che lui non riuscirà mai a conoscere perché costretto a ritornare perentoriamente in patria dal sovrano Filippo IV d’Asburgo.
Non farà mai più ritorno in Italia, e di quell’avventura di passione e di carne rimane solo – sublime testimonianza – il più incredibile nudo dell’arte barocca europea.