Una primadonna per il principe dei pittori spagnoli: Francisco Goya e il ritratto di Maria Teresa Cayetana De Silva, Duchessa d’Alba

Un saggio del Prof. Vittorio Maria De Bonis
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…E dunque Vostra Grazia desidera che io la ritragga?

Assolutamente no, mio caro Goya. Voglio che voi ora mi truccate…

Eccentrica, scandalosa, coltissima, temeraria e raffinata, bella e magnetica al punto che quando passava tutti s’affacciavano ai balconi, e persino i bambini smettevano di giocare per ammirarla solo Maria Teresa Cayetana de Silva, Duchessa d’Alba sarebbe potuta entrare con invidiabile nonchalance nello studio del Primo Pittore di Corte e Direttore della Real Academia de San Fernando per chiedere – con vezzosa levità – d’esser truccata da lui. E una donna simile non poteva non stregare – da quel momento e fino al suo ultimo alito di vita – un artista a lei pari come Francisco Goya y Lucientes, la cui arte folgorante e straziata, dolente e modernissima diverrà modello per il nascente movimento Impressionista e per tutta la pittura europea sino ad oggi.

Francisco Goya – ritratto di Maria Teresa Cayetana De Silva, Duchessa d’Alba

Conosciutisi in occasione del primo ritratto ufficiale del 1795, è altamente probabile che i due siano diventati amanti da allora, e quando la volitiva Duchessa rimase vedova, nel 1797, e si recò a trascorrer il periodo di lutto nel feudo di Sanlùcar sulle coste andaluse, il pittore – da lei invitato – la seguì devotamente, in un ultimo idillio d’amore che lo segnerà per tutta la vita.

Nella spettacolare tela del 1795, altera e sprezzante, divina e sensuale, Maria Teresa torreggia – letteralmente – come l’emblema stesso della Spagna, stagliandosi, elegantissima, sullo sfondo brullo e riarso di lontane colline, mentre un cielo plumbeo e pesante – perfetto espediente per far risaltare la sua veste – sembra prossimo a scaricar un improvviso temporale estivo.

La magnifica cascata di riccioli neri, gli occhi indagatori e alteri, i sublimi tocchi di rosso nel nastro che le ferma la chioma, nella collana di grani di corallo, nel fiocco appuntato sul seno e in quello, monumentale, della fascia scarlatta che le cinge il vitino di vespa rimandano – con un’eleganza inarrivabile – a quello stretto alla zampina sinistra dell’altrettanto raffinato Maltese che guarda anche lui verso incantato l’osservatore, mentre la Duchessa d’Alba indica – con gesto perentorio – il suo nome e quello dell’autore del quadro scritti sulla sabbia ai suoi piedi A la Duquesa de Alba, Fr. Goya 1795.

Ma solo una Dea e Musa d’eccezione come Maria Teresa Cayetana, avrebbe potuto permettersi tanto.