Nessuna feroce disputa dottrinaria fra chiesa latina e chiesa ortodossa, nessuno scontro ideale e fatalmente irresolvibile – come quello che oppose per giorni i retori tardo antichi sul vocativo di EGO e si concluse poi in un’ordalia di sangue – nessuna violenta opposizione fra fazioni avverse come York e Lancaster potrebbe mai eguagliare in rancorosa tenacia le rabbiose polemiche fra i difensori della tradizionale vetustà della Carbonara e chi la reputa – al contrario – creazione moderna d’orrida ispirazione statunitense.
Mai citata nel celeberrimo – ed ormai assurto allo status di Classico della Gastronomia Romana – Manuale di Gastronomia di Ada Boni, editato nel 1930, la preparazione viene menzionata, nei suoi ingredienti presunti canonici e codificati, solo all’indomani della liberazione di Roma, nel Giugno del ’44, quando si ipotizza che le truppe della V armata, agli ordini del generale Mark Wayne Clark, abbiano miscelato le poche risorse delle loro razioni militari – uova in polvere strapazzate e bacon – con il prodotto tipico del paese occupato: spaghetti, creando così, con geniale casualità, l’iconico piatto ancor oggi celebrato.
L’opposta scuola di pensiero, belligerante da sempre con la prima interpretazione, rimanda ad una origine appenninico-abruzzese della preparazione, facendo discendere l’antenata della Carbonara dalla tradizionale salsa Cacio e Ovo che i carbonai usavano preparare come accompagnamento del loro spartano pasto, consumato durante le lunghe veglie in attesa della lenta trasformazione delle fascine di legno in carbonella.
Tra i due tradizionali contendenti, si pone l’ulteriore, suggestiva ipotesi, d’una origine squisitamente campana della ricetta, dove una miscela di uovo sbattuto, pepe e formaggio – peraltro analoga al Brodettato laziale – fosse utilizzata anche nella preparazione della pastasciutta.
Nessuna certezza, dunque, e nessuna patente smentita, per quella ricetta che è ancor oggi – trionfalmente e incontestabilmente – una delle glorie, assolute e più imitate, della gastronomia italiana.
Un capolavoro di gusto, memorabile e invidiato, che possiamo ancor oggi rinnovare ad ogni pasto, entrando così di diritto, senza tema di smentite, nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità…
[…] Corona” di due video ricette dalla durata massima di 20 minuti. La prima, scelta dalle chef, è la pastasciutta più celebre d’Italia: la carbonara. La seconda è a discrezione del partecipante purché rispetti il concetto di “italianità” e […]
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[…] Corona” di due video ricette dalla durata massima di 20 minuti. La prima, scelta dalle chef, è la pastasciutta più celebre d’Italia: la carbonara. La seconda è a discrezione del partecipante purché rispetti il concetto di “italianità” e […]