Il sistema moda è da sempre uno dei principali acceleratori dell’economia italiana. Dietro alla facciata glamour della presentazione di una collezione si cela un tessuto imprenditoriale fatto anche di piccole e medie realtà. Inevitabile in questo momento di crisi dell’intera industria domandarsi dove stiamo andando.
Mentre i grandi nomi della moda si stanno intraprendendo iniziative lodevoli, gli atelier si fermano a riflettere.
Abbiamo ancora bisogno della moda? O forse bisognerebbe chiedersi, qual è la moda di cui abbiamo bisogno? Digital fashion, virtual reality o un ritorno alle sartorie di un tempo?
Una domanda che rimane per ora sospesa nel tempo e nello spazio, come la collezione SS 2020 dello stilista marchigiano Vittorio Camaiani. Per la primavera/estate si è ispirato al genio che ha saputo sottrarsi alle costrizioni del sistema moda rivendicando un’arte fuori dalla stagionalità.
L’Atelier di Vittorio Camaiani
Trasferitosi a Roma per lavorare come assistente alle vendite in un atelier, Vittorio Camaiani ha sempre respirato aria di sartorialità. Non avrebbe potuto essere altrimenti in una città che in quegli anni aveva assistito alla consacrazione nel panorama dell’alta moda dello stile di Armani, Ferré e Valentino. Camaiani esprime la sua personale visione dell’eleganza femminile negli anni Novanta firmando le sue prime creazioni. Il successo del suo Atelier a San Benedetto del Tronto risiede nella capacità di coniugare nelle collezioni sartorialità e modernità, dando alla donna la possibilità di scegliere un capo versatile per il giorno e per la sera. L’unione tra passato e presente si manifesta anche nell’innovativa formula itinerante “Atelier per un giorno” che permette alle clienti di “toccare con mano” le creazioni che lo stilista definisce “prêt-à-couture” come avveniva negli atelier degli anni Cinquanta.
La collezione “Camaiani nelle stanze di Capucci”
Con la sfilata rimandata e il tour di “Atelier per un giorno” annullato causa Coronavirus, la collezione di Vittorio Camaiani è in attesa di presentazione. Per uno strano scherzo del destino, l’ispirazione quest’anno arriva dalle opere di Roberto Capucci, il couturier romano che per primo palesò un’avversione per il “timer” imposto dal sistema moda e la spersonalizzazione delle tendenze, due temi molto dibattuti oggi. La grande sfida per le collezioni di quest’anno sarà proprio quella di sopravvivere al di fuori del tempo, lontano dai flash e dal glamour delle passerelle che non potranno essere calcate. La collezione “Camaiani nelle stanze di Capucci” ha tutte le carte in regola per farlo: lo stilista marchigiano ha reinterpretato i temi iconici dello stilista ritenuto da Christian Dior negli anni Cinquanta “il miglior creatore della moda italiana”.
Nella collezione di Camaiani è forte il richiamo alla linea “scatola” di Capucci nei capi da giorno. Colori neutri e linee sofisticate sono impreziosite da corde da pacco e tessuti che riproducono l’effetto carta stropicciata, come a ricordare delle scatole immaginarie da inviare a Capucci stesso, con tanto di cartellini in seta con il nome del destinatario ricamato a mano. Messaggi da un’altra epoca.
Aperta la scatola, si rivela il lato più couture della collezione. Tinte vivaci e vere e proprie sculture di tessuto rese con ventagli dipinti a mano e le geometrie care a Capucci. Tra capi lavorati a plissé, tute da sera ricoperte di rouches e abiti da sera dalle tonalità accese la collezione vuole essere un tributo al genio di Capucci senza rimanere ancorata al passato.
“Un capo Camaiani è un viaggio da indossare, tra arte e sartorialità” recita il sito web dell’Atelier. Cogliamo l’occasione per viaggiare, almeno visivamente, con i capi della collezione S/S2020 “Camaiani nelle stanze di Capucci” in attesa di poterli indossare.