In occasione della Giornata Mondiale della Lingua Greca non possiamo ancor oggi non sentirci figli ideali della secolare sapienza della Grecia.
Graecia Capta Ferum Victorem Cepit et Arte intulit Agresti Latio: la Grecia conquistata conquistò il brutale vincitore e le Arti portò nel Lazio agreste.
Con evidente senno e lucida visione d’arte – nel componimento iniziale del suo secondo libro di Epistole – il poeta romano Orazio conia una formula d’icastica efficacia, destinata ad una secolare e proverbiale fortuna.
In questa riconoscerà con ammirato omaggio l’apporto indispensabile della cultura greca nell’aver orientato verso l’arte e la poesia il rozzo universo italico.
Quella straordinaria interrogazione sull’universo umano che definiamo Amore per la Conoscenza ovvero Filosofia; e quell’innovativa modalità di governo che chiamiamo soprattutto in questi giorni Governo del Popolo e cioè Democrazia.
Costituiscono – con urticante, incontestabile evidenza – il più alto ed attuale dei doni che l’antica Ellade ha generosamente tributato all’intero mondo mediterraneo.
Sino a costituirne le basi autentiche del vivere civile.
Da Socrate a Fidia, da Alessandro il Grande a Costantin Kavafis. Da Omero ad Aristotele. E, ancora, da Maria Callas alla dinastia di gioiellieri e argentieri nativi delle montagne del Pindo.
I Bulgari, mille tesori di poesia e di bellezza, d’arte e di cultura, di letteratura e di lirica autentica, si sono ecumenicamente riversati sulla barbara Europa illeggiadrendola e illuminandola, nutrendola e popolandola di sogni e d’ideali.
La lingua greca, il veicolo d’eccellenza
E il tramite di questo inimitabile flusso di sapienza, lo strumento principe e il veicolo d’eccellenza di tanto smagliante cultura è stato proprio il greco. Quell’arcano idioma che ci ha fatto dannare durante i nostri studi liceali.
Ha saputo però dimostrare, fino ad oggi e tenacemente, la sua flessibile versatilità a parlarci di Noi.
In fondo – e dei nostri sogni, delle nostre illusioni e dei nostri ideali più alti, senza mai usurarsi o farsi banale e retorico.
Davvero, tutte le parole dell’amore e della bellezza, dell’arte e della salute, dei tormenti d’animo e della patologia.
Ma anche del riscatto e della salvezza finale sono termini coniati in Grecia.
In quella terra aspra e montana, spazzata dai venti e ingentilita dal mare che riconosciamo, ora e sempre, come nostra Madre autentica.
Vittorio Maria De Bonis
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