Siamo sempre più propensi ad acquistare capi di seconda mano o vintage. Basti pensare che il 2022 si è concluso con incremento delle vendite dell’usato del 24%. Secondo il report del Boston Consulting Group con Vestiaire Collective, il mercato dell’usato nelle categorie di abbigliamento, calzature e accessori (non solo di fascia alta) ha un valore di circa 130 miliardi di dollari. È stato stimato che nei prossimi tre anni il mercato crescerà ulteriormente del 20-30%
Il nostro direttore, Barbara Molinario, ospite a Uno Mattina in Famiglia in qualità di membro del comitato scientifico di Consumerismo, ha parlato dei motivi che hanno spinto gli italiani, ma in generale tutta la popolazione mondiale, ad optare per il circuito vintage o second hand: “Il risparmio è senz’altro uno dei motivi principali, sopratutto per gli acquisti di capi o accessori luxury. Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, i prezzi delle borse di lusso, per esempio, hanno subito un fortissimo rincaro. Quasi tutti, ormai, preferiscono acquistare nel mercato pre-loved. Escluse rare eccezioni, i capi luxury di seconda mano possono arrivare a costare anche meno della metà rispetto al prezzo originale”.
Gli acquisti di seconda mano hanno cambiato le abitudini dei consumatori?
Attraverso le piattaforme dedicate al pre-loved il consumatore diventa un vero e proprio cool hunter, ovvero un cacciatore di tendenze. Potremmo dire che il revival dei primi 2000, in fatto di trend moda, sia nato proprio dagli acquisti vintage fatti online. Il fast-fashion ha portato la clientela alla noia, perchè fin troppo spesso capita di ritrovare un abito appena acquistato indosso ad un’altra persona. Questo non succede, invece, quando si acquista qualcosa dal gigantesco circuito del vintage. Si tratta di acquisti che ci danno la possibilità di interpretare le tendenze odierne e crearne di nuove. È un processo molto più stimolante e creativo che permette di esprimere la propria individualità.
Usato e pandemia non si sposano bene
Il trend si era arrestato durante la pandemia, quando la paura del contagio ci aveva fatto retrocedere dall’idea di acquistare qualcosa appartenuto ad un’altra persona. Ma quella realtà è ormai lontana. Già durante le ultime fasi dell’emergenza la paura del contagio era andata scemando (ci eravamo quasi tutti contagiati a vicenda!), influenzando anche la propensione ad acquistare capi ed oggetti usati. Dopo l’annuncio ufficiale da parte dell’OMS, le persone hanno ripreso ad affollare mercatini e negozi vintage o ad acquistare in app. Il 2021 ha, infatti, segnato un forte incremento degli acquisti second hand. Durante l’ultimo anno il mercato dell’usato ha raggiunto un picco davvero notevole rispetto al 2015 o al 2019. Questo, anche grazie alla diffusione di piattaforme online sempre più affidabili.
La risalita del trend
Il Prof. Andrea Manusardi (Osservatorio Second Hand Economy) ha confermato che il mercato dell’usato, negli ultimi anni, ha avuto una crescita esponenziale: “Circa il 57% degli italiani ha dichiarato di aver venduto o acquistato oggetti usati. Si tratta di 24 milioni di individui, di cui il 13% lo ha fatto per la prima volta”.
Perchè vendiamo?
“Molto spesso si vende un abito o un pantalone la cui misura non va più bene per il nostro fisico; altre volte ci si libera di quegli acquisti impulsivi che finiscono appesi nell’armadio senza essere mai stati indossati. Purtroppo ci sono anche quei casi in cui ci si deve liberare di un gioiello, un accessorio o una borsa a cui siamo affezionati solo per necessità economica” ha commentato Barbara Molinario.