Lo scorso 10 luglio è uscito “Nisba” (Artist First), il nuovo EP del cantautore milanese wLOG, la cui musica si muove tra il prog, il punk, l’elettronica, l’indie e il pop; questo lavoro discografico segue i singoli precedentemente pubblicati nel 2020: “Un colpo solo”, “Indiani d’America” e “Naftalina”.
wLOG, il cui nome rappresenta un acronimo secretato che in matematica definisce una dimostrazione valida per tutti i casi restringendo, però, la premessa ad un caso speciale, è un cantautore atipico, un poeta metropolitano che fonde versi a sonorità elettroniche intrise di pop all’italiana del tutto attuale. Difatti, il sound da lui utilizzato viene definito switch pop: un groove familiare, ma allo stesso tempo lontano da ciò che si è abituati ad ascoltare. Con il suo modo di fare musica wLOG accompagna l’ascoltatore verso mondi vivaci e futuristici in cui si incontrano melodie sperimentali e persino testi intimi e sentimentali; un lancio di nuove miscele di suoni fusion tra clubbing, edm e synth. “Il sound delle canzoni è dato dalla scrittura e dalla mia voce. Le strutture dei testi sono assolutamente pop. Per quanto sonorità e giri armonici siano atipici e un po’ diversi dal solito, cerco melodie nuove senza ricalcare il già sentito”, ha dichiarato il cantante.
Un artista che, con un metodo di scrittura del tutto personale e particolare produce testi perfettamente funzionali alla melodia pur rimanendo leggibili e scorrevoli in modo indipendente. wLOG ha dato vita ad un album che non dimentica le radici, la musica cantautorale e in particolare i cantautori che hanno fatto la storia della musica, ma anzi ha deciso di unire alle radici quelle sonorità moderne, come il sound elettronico e indie.
Il titolo dell’EP è un termine milanese che significa “niente”, un concetto che in ognuna delle quattro canzoni si fa largo in modo diverso. Ascoltando l’album appare molto chiaro come testi, musiche, mood, giochi di parole ed elementi prettamente stilistici riescano a fondersi alla perfezione in un sound che attira, seduce, poi ti butta giù e ti richiama a se come le sirene di Ulisse. All’interno della sua opera wLOG sembra come se avesse scattato fotografie sentimentali cittadine che sono l’una necessaria a spiegare il senso dell’altra. Sebbene, per la raffinatezza dei brani, potrebbero benissimo figurare in maniera assoluta, è proprio l’unione di questi testi che ci racconta la storia del niente e di tutto ciò gira intorno ad esso: “niente ci può toccare, di niente ci importa, niente ci può fermare e niente forse rimane.”
L’autore ha voluto aprire “Nisba” con “Cervello parboiled” che rappresenta la metafora del “niente ci può toccare”: “ma davvero niente ci può più toccare? Un’esperienza forte rende più cinici?”, si chiede wLOG. Da queste domande nasce una canzone che nasconde un grande cuore che batte dietro una maschera. Un cervello che si crede resistente alle alte temperature come il riso parboiled. Il secondo brano è “Tremometro” che definisce il “di niente ci importa”. Un brano ipocondriaco che descrive sensazioni confuse tra brividi e solitudine per un amore diviso dalla vita, dalla lontananza e dall’impossibilità di vedersi. “Suppergiù” che ci racconta il “niente ci può fermare”: due amanti che semplicemente nel loro fluttuare realizzano la loro libertà. Due amanti in fuga che si sentono “suppergiù” come eroi. Il disco si chiude con “Ehi carovita”, brano che spiega il “forse niente rimane”: la vita di oggi ha un costo caro e spesso spazza via tutto, ambizioni, velleità, debolezze e sensibilità.
Approfondiamo la carriera musicale di wLOG attraverso un’intervista a lui dedicata:
–Hai iniziato ad approcciarti al mondo musicale già da molto piccolo. Difatti, suonavi la chitarra e prendevi lezioni di canto. Ricordi ancora quando hai preso per la prima volta la chitarra in mano? La tua famiglia ti è stata di supporto nel proseguire questa tua passione?
“Ho iniziato a suonare la chitarra di nascosto da autodidatta a 6 anni con un modello classico che mio padre aveva lasciato in una casa dove poi non è più tornato. Insieme c’era anche un libricino di accordi e dei vinili. Inoltre, diciamo che la mia storia familiare è molto complicata e sofferta. La mia infanzia e adolescenza sono state un vero incubo che a volte ritorna vivo in me. Le lezioni le ho prese a scuola ed in seguito da ragazzi più grandi che studiavano e che incontravo nelle sale prova. Non mi ritengo un vero musicista, ma più che altro un menestrello. Nessuno della mia famiglia mi ha mai sentito e/o invogliato a suonare, anche perché non esisteva una vera e propria famiglia”.
–Nel 2019 esce il tuo primo album intitolato “wLOG”. A distanza di un anno è uscito il tuo secondo disco con il nome di “Nisba”. Cosa pensi sia cambiato nel tuo ultimo album rispetto a quello precedente in relazione al processo compositivo e ai contenuti?
“Ho provato a presentare spunti diversi. Scrivo molte cose davvero differenti l’una dall’altra. A volte percepisco una playlist davvero ampia in me. Non vedo l’ora di farvi sentire le prossime. Indubbiamente per quanto riguarda Nisba, averlo prodotto da casa ha favorito un certo sound. Ho iniziato ad introdurre spunti che apriranno alle prossime cose”.
–La canzone che ha anticipato il tuo album “Nisba” è stata “Naftalina”: un inno alla vita, coinvolgente, orecchiabile, ritmato con un sound che trascina, una voce graffiante, un testo attuale e che tratta un argomento che appartiene a tutti, l’amore. Quanto di autobiografico c’è in questa canzone? Racconti della tua vita vissuta oppure viaggi di fantasia nei tuoi testi?
“A volte racconto esperienze dirette, a volte i miei viaggi immaginari. In questo caso certamente propongo una storia che mi ha visto coinvolto direttamente. Una sera poi avevo appena rivisto un film di Polanski. Tra sudate, foglietti e accordi ho fatto un po’ una fusione tra fantasia e realtà. I testi li amo circolari e con un senso profondo e leggibile anche senza musica. Un vero poeta non avrebbe bisogno di note. Mi piace l’idea però, che i miei testi aprano una porta anche in sola lettura”.
–Le tue canzoni sono ricche di significato tanto da suscitare sempre delle emozioni al pubblico che le ascolta. Come nasce un brano di wLOG e soprattutto cosa hanno in comune i tuoi brani tra loro? Cosa speri percepiscano ogni volta gli ascoltatori dalle tue opere?
“Le mie canzoni sono un bisogno quotidiano per stare meglio, una medicina. Cerco una soluzione spesso ad un problema non chiaro. Sono molto sensibile e vibro tanto. Quando scrivo non penso a chi ascolterà. In tutta sincerità, mi rendo conto però che questo mi sta avvicinando alle persone. Da soggetto un po’ misantropo e isolato dal mondo credo che tutta questa avventura mi stia facendo bene”.
C’è tanto dentro “Nisba”: l’elettronica con synth e edm, il pop, la voglia di sperimentare, ed anche un cantautorato molto personale. Metafore di vita imbottite di ansie, paure, incubi, ma anche di forza, voglia di riscatto e controsensi, che rendono ogni brano agrodolce; tutto questo è “Nisba”.