Federico Stabile esce con una nuova canzone dal nome Gin Tonic, un brano pop sperimentale in dialetto siciliano, lingua d’origine del cantautore. “Per me il siciliano oltre ad essere la mia lingua madre, è una potente forma di espressione musicale grazie alla sua particolarità fonetica ed espressiva”, ha dichiarato il cantante. Il testo, inoltre trae ispirazione da diversi elementi sonori che abbracciano il Nu Jazz, New Wave e R&B. La musica dell’artista, difatti trae ispirazione dal funk, dalla poetica del blue mood e da Palermo come contenitore di contaminazione e delle sue storie, da riscoprire soprattutto dal punto di vista linguistico; un teatro dove ogni giorno vengono messe in scena le emozioni che Stabile esprime in musica e parole.
Insieme a Federico Stabile (Voce e Chitarre), al pezzo, registrato a Palermo nell’autunno del 2021 (Indigo Studio) e prodotto da Fabio Rizzo, hanno collaborato: Filippo Migliore (Basso), Giulio Scavuzzo (Drums), Alessio Masi (Tastiere, Synth), Vincenzo Salerno (Sax), Walter Nicosia (Cori). L’utilizzo del basso e dei synth danno un’aria sospesa, quasi onirica. Il ritornello caratterizzato da sonorità importanti, è riprodotto da una serie di strumenti come il sax e la batteria che si amalgamano perfettamente uno con l’altro insieme ai cori. “Grazie a Fabio Rizzo che ha prodotto, registrato e missato il brano, la resa sonora è davvero notevole”, ha commentato il cantante.
Gin Tonic porta con sé tutta una serie di suggestioni emotive più o meno romantiche causate dal cocktail: “Una sbronza sentimentale quando l’alcol diventa lubrificante per le relazioni. Condividere con un’altra persona, qui compagna di bevute, il destino alcolico della serata che può sfociare in amore, ma un amore a tempo determinato. Più precisamente il giorno seguente, a sbronza finita e a mente lucida. Magari con un po’ di mal di testa”, ha affermato Federico.
FashionNewsMagazine ha incontrato il cantante palermitano per scoprire qualche dettaglio in più sulla sua vita e sul suo percorso musicale.
–Gin Tonic è il tuo nuovo singolo che parla di come l’alcool possa essere un lubrificante per le relazioni. Quanto di autobiografico c’è in questa canzone? Parli per esperienza personale?
“Penso che possa essere considerato un brano totalmente autobiografico. Ho voluto condensare in musica e parole forse uno o più incontri/scontri notturni e tutto ciò che ne deriva: dalle sensazioni amplificate, dal bere insieme agli amori e alle passioni che nascono e si concludono il giorno stesso”.
–Il brano presenta un mix di diverse sonorità che vanno dal Nu Jazz al New Wave e R&B. In quale stile musicale il tuo essere artista si sente maggiormente rappresentato?
“Non ho uno stile predefinito. Non mi sento molto a mio agio con le etichette. Preferisco prendere elementi da ogni genere e linguaggio e farli andare verso una mia visione di insieme. Penso che questo sia dovuto ai miei ascolti musicali fin da bambino. Ho ascoltato e ascolto tutt’ora veramente di tutto: dal Punk alla Motown, da Leonard Bernstein al French Touch, dallo Choro a Rosalìa”.
–Hai iniziato a scrivere e comporre musica di tuo pugno già dal 2014, esibendoti nei locali in giro per la Sicilia e scrivendo testi in siciliano. Che legame hai con la tua terra e soprattutto con la tua lingua d’origine?
“La mia lingua è il legame più forte con la mia terra. Riesco a pensare la musica e i testi solo in siciliano. Ma voglio precisare che il mio scrivere in siciliano non è uno scrivere della Sicilia o in qualche modo un revival di un passato glorioso e folkloristico. Io scrivo in siciliano perché lo parlo qui e adesso. Ho la fortuna di avere una famiglia nella quale si parla quotidianamente il siciliano, quindi per me è qualcosa di autentico e viscerale. Poi ovviamente non posso negare che tutta una serie di luoghi, sensazioni, ricordi e persone della mia terra continuano a farmi innamorare di questo posto”.
–La musica è la tua passione, la tua vita, insomma possiamo dire che sia parte integrante di te. Ricordi quando hai composto la tua prima canzone? Quale è stato il tuo primo pensiero? Hai sempre voluto diventare un artista?
“No, non ho sempre voluto diventare un artista e, per essere sincero questa parola mi mette un po’ a disagio, forse perché le do un significato troppo alto. Preferisco musicista, così mi sento più comodo. Ricordo molto bene quando una persona a me cara mi prestò l’album E Sona Mo’ di Pino Daniele, il live a Cava de Tirreni. Avevo 14 anni. Rimasi folgorato e iniziai a pensare la musica e l’approccio alla chitarra in maniera diversa. Il primo pezzo che ho composto è stato una bossa nova in siciliano e pensai che funzionava molto bene”.
La lingua siciliana, oltre alla musicalità del pezzo, diventa così protagonista, lo strumento prediletto ed essenziale che fa emergere l’intensità e la profondità dei pensieri di Federico Stabile, la quale insieme a ritmi pop e funk porta a compimento atmosfere suggestive e altrettanto riflessive.