Lorenzo e Simone Civerchia vincono la prima edizione del premio “Un Affare di Famiglia” indetto dal Gruppo di Lavoro Made in Italy di Confindustria

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“Un Affare di famiglia” è il premio indetto dal Gruppo di Lavoro Made in Italy di Confindustria. Alla sua prima edizione, questa iniziativa ha lo scopo di valorizzare i Giovani Imprenditori che hanno saputo portare avanti e far evolvere l’attività imprenditoriale di famiglia.

Il premio, lanciato dal Presidente Alessio Rossi, è stato promosso dai Giovani Imprenditori e dalla Luiss Business School; fortemente voluto dalla vice Presidente Susanna Moccia e coordinato da Salvatore Formisano.

Fra i partecipanti, tutti i Giovani Imprenditori, a partire dalla seconda generazione, iscritti al Movimento dei Giovani Imprenditori di Confindustria. La giuria ha visto rappresentanti del mondo accademico ed imprenditoriale che ha valutato criteri oggettivi e parametri concreti quali l’incremento del fatturato, l’aumento dei dipendenti, l’ampliamento degli stabilimenti produttivi o dei laboratori, la crescita all’estero e degli investimenti in “Industria 4.0” o in ricerca ed innovazione.

Non solo un vincitore, ma anche sei menzioni speciali. Nelle parole di Susanna Moccia: “Non ci siamo fermati solo ad un vincitore, perché le storie dei ragazzi che hanno partecipato al premio erano così avvincenti da spingerci ad assegnare ben sei menzioni speciali. Aver letto tutte queste storie mi ha davvero emozionata. Dal momento in cui si arriva in azienda c’è tanto da superare. Ci si deve fare spazio e bisogna far sì che tutti i collaboratori ed i tuoi genitori ti diano credito. Ma quando vengono raggiunti obiettivi importanti, la soddisfazione è ancora più grande perché hai creduto in te, la tua famiglia ha creduto in te ed i risultati non tardano ad arrivare.”

Le sei menzioni speciali:

Francesco Vena per Azienda familiare storica

Rossella Montuori per Innovazione nella tradizione

Federico Maccari per Impatto Sociale

Stefano D’Annibale per Innovazione 4.0

Marco Cittadini per Innovazione di prodotto

Leonardo Aldegheri per Migliore storia aziendale

Ad aggiudicarsi la prima edizione del premio “Un Affare di Famiglia” sono i fratelli Lorenzo e Simone Civerchia, Giovani Imprenditori nel campo della tipografia che si sono distinti per “Aver saputo vincere la sfida del passaggio generazionale, dal padre ai figli. Con una grande crescita in un breve periodo, mantenendo sempre salda la tradizione tipografica e l’evoluzione tecnologica. In un mondo dove tutto cresce, si sviluppa e simultaneamente si interconnette, mantenere la base familiare significa tutelare il patrimonio acquisito e, nello stesso tempo, affrontare il futuro”.

Intervista a Lorenzo Civerchia

Come nasce Arti Grafiche Civerchia?

Sessanta anni fa la tipografia era un posto dove ci si sporcava le mani di inchiostro, un luogo dove la creatività si esprimeva nella ricerca del carattere perfetto. L’allineamento dei prismi metallici dotati di una lettera a rilievo rovesciato creava la magia, trasformando un foglio bianco in un mezzo di comunicazione; fu proprio questa magia ad attrarre la curiosità di mio padre, Franco Civerchia classe 1951, figlio di marchigiani venuti a Latina subito dopo la bonifica. Rimasto orfano da bambino a quattordici anni mio padre lasciò la scuola ed iniziò a lavorare in una tipografia, la più agguerrita di Latina; è da loro che imparò il mestiere, o meglio: l’arte della tipografia. Ventidue anni a bottega, fino al 1987 anno in cui Franco Civerchia decise di mettersi in proprio. Nella sua bottega di 60 metri quadri mio padre lavorava insieme ad un amico ed un apprendista, gli spazi erano ridotti e gli spostamenti limitati, spesso lavoravano sfruttando le altezze perché i centimetri di movimento erano obbligati in qualunque direzione.

Hai dei ricordi d’infanzia legati all’attività di tuo padre?

Per me e mio fratello Simone, la piccola bottega di papà è stata una scuola di odori e suoni. Siamo cresciuti tra le mura della tipografia trascorrendo i pomeriggi a spiare nostro padre. Ero alto più o meno come il piano di lavoro della macchina su cui lui passava le sue giornate e forse proprio le mie dimensioni contenute mi permisero di curiosare tra gli ingranaggi ed essere rapito dalla magia della tipografia, perché chi respira quell’aria difficilmente la dimentica: inchiostro, legno e piombo si fondevano insieme, accompagnati dal rumore operoso delle macchine e dal silenzio di chi era intento a lavorare.

Quando e come è nata in te la passione per la tipografia?

Nostro padre è riuscito a trasmetterci la sua passione per la stampa facendoci vivere la tipografia a 360 gradi sin da bambini. Abbiamo iniziato dai lavori più sporchi, proprio come si faceva nelle piccole botteghe e negli anni l’inchiostro è iniziato a scorrere nelle nostre vene; non c’è gioco più bello per un bambino di sporcarsi con qualche cosa di colorato o di avere sempre un foglio di carta bianco da pasticciare. Passo dopo passo, i giochi per me e mio fratello sono diventati piccoli lavori, sempre più complicati, sempre più importanti e da fare con la massima precisione, pazienza e dedizione, esattamente come ci aveva insegnato papà.

Dunque, da un gioco ad un vero e proprio lavoro. Com’è avvenuto il salto ed il relativo passaggio generazionale?

Nel 2006 mio padre si rese conto che poteva contare sulla nostra piena collaborazione, che eravamo più svelti ed intraprendenti di lui, così decise di fare il secondo salto della sua carriera comprando un capannone più grande e trasferendo la tipografia. Da quel momento Franco Civerchia ha avuto a sua disposizione il socio che aveva sempre desiderato: la sua famiglia. Nella nostra impresa di famiglia non si può parlare di un passaggio generazionale bensì di un affiancamento generazionale poiché il passaggio nella gestione è stato graduale e caratterizzato dalla convivenza delle due generazioni continuamente a confronto. La presenza di nostro padre è stata essenziale affinché noi figli comprendessimo lo spirito ed i valori del lavoro, oltre che la tecnica tipografica.

Negli ultimi vent’anni cosa è cambiato in questo settore?

Negli anni non sono cambiati soltanto i sistemi di stampa, è profondamente cambiato anche il mercato. L’economia italiana ha vissuto due recessioni consecutive, caratterizzate da una flessione delle esportazioni e da una contrazione della domanda interna. La nostra famiglia si è resa conto che se voleva sopravvivere al cambiamento era “condannata” a crescere e noi giovani Civerchia, prima ancora che nostro papà non ci siamo fatti cogliere impreparati. Simone si trasferì a Torino ed aprì la sede commerciale dell’azienda, procacciando lavori in Piemonte, Lombardia e Francia. Io presi le redini della produzione a Latina ed ogni sera Arti Grafiche Civerchia spediva bancali di carta verso il Nord Italia e la Francia. Nostro padre si allontanò gradualmente dalla produzione dedicandosi allo sviluppo ed acquisizione di nuovi lavori sul territorio pontino. Con il tempo ci rendemmo conto che il futuro della nostra piccola impresa era strettamente legato alla nostra apertura a favorire l’evoluzione dell’organizzazione interna verso un sistema aziendale, in cui ogni componente delle famiglia si occupava di gestire singole aree. Suddividendo il potere e le responsabilità fra noi figli si è lentamente persa all’interno di Arti Grafiche Civerchia la figura dell’unico “imprenditore padrone ed operaio” che non era più in grado di portare avanti da solo una realtà in espansione. L’azienda iniziò a crescere e con questo sistema la tipografia di Latina iniziò a stampare riviste per importanti Istituti Europei di Design e cataloghi per diverse gallerie d’arte sul territorio nazionale.

Parlaci del passaggio generazionale dell’azienda

Io e mio fratello ci siamo dimostrati pronti a raccogliere il testimone e a seguire le orme di un grande maestro; così nostro padre ci ha affidato il suo terzo figlio: la tipografia. Da dietro le quinte ed in silenzio continua ad osservare le nostre mosse, senza commentare, senza intromettersi ma anche senza mai ammettere che forse stiamo facendo un buon lavoro. Il passaggio generazionale per la nostra famiglia è stato una occasione di crescita e di riorganizzazione, fra continuità e cambiamento, focalizzandoci verso nuovi canali commerciali, verso le nuove sfide del mercato moderno con la consapevolezza che sarebbero state certamente differenti da quelle del passato. Nel 2008 io e Simone abbiamo preso definitivamente in mano il timone dell’azienda portando la nostra nave verso una nuova rotta.

Come descriveresti la vostra esperienza a Confindustria?

All’interno della Arti Grafiche Civerchia i macchinari sono nuovi, ma non è solo questo, abbiamo iniziato a rivedere alcune dinamiche e ad aprirci a nuove opportunità di crescita. L’iscrizione a Confindustria per noi è stata una sfida ed allo stesso tempo una grande scuola d’impresa che ci ha permesso di trovare nuovi spunti, idee e di far evolvere la nobile mentalità della bottega nella gestione di una realtà più grande e strutturata, restando però saldamente ancorati ai principi ed i valori che nostro padre ci ha trasmesso.

Quali innovazioni tecnologiche avete apportato all’azienda?

Come seconda generazione abbiamo iniziato ad investire in piccoli ma tecnologici strumenti tipografici che hanno portato subito i loro frutti. E così in pochi anni i macchinari sono aumentati, la tecnologia è aumentata e di conseguenza anche il personale. Nostro padre iniziò con una piccola macchina tipografica e due dipendenti; oggi, Arti Grafiche Civerchia vanta di un’alta tecnologia in diversi settori della stampa, un sito e-commerce per la vendita online dei nostri prodotti e 36 collaboratori. Abbiamo due sedi sul territorio Nazionale, lavoriamo su due turni e la produzione si estende su una superficie di 1000 mq, 10 volte più grande della sede dove mio padre ha iniziato la sua attività in proprio nel 1987.

Fratelli ed anche colleghi. Come suddividete i vostri ruoli?

In casa Civerchia i ruoli di noi fratelli sono distinti ma allo stesso tempo arricchiti da una continua contaminazione. Analizziamo insieme ogni progetto al fine di migliorarne i processi e massimizzare le possibilità di successo in un settore estremamente competitivo ed in continua evoluzione.

Quale pensi sia l’essenza della vostra attività, la vostra filosofia?

Dai caratteri di piombo tipografici è nata la storia della nostra impresa di famiglia, perché: ci vuole “carattere” per fare la differenza. Con lo sguardo rivolto verso il futuro ma senza dimenticare il passato.